Regia: Karel Reisz (1960)
La scena si apre nel pub. La zia di Arthur, Ada, è seduta al bar a spettegolare con suo figlio, il cugino di Arthur, Bert. È ora di pranzo.
Quando entra Arthur, lo salutano calorosamente e con sorpresa.
Arthur ordina da bere per tutti e tre.
"Come sta tua mamma in questi giorni?" chiede zia Ada.
"Sta bene".
Arthur chiede di Johnny, un parente che si è trasferito in Australia. Ada dice che sta benissimo, anche se non è mai riuscito a farcela in Inghilterra. Ma era un buon lavoratore, dice Arthur.
"Doveva esserlo" – risponde lei – "Ha sofferto quando era piccolo. Io e tua madre abbiamo lottato per crescervi, Arthur. Erano giorni brutti".
"Lo so" – riconosce lui – "Non accadrà di nuovo, però. Te lo dico io”.
Bert racconta di una conversazione che ha avuto con un collega minatore: "Ha detto: 'Non si possono battere i bei vecchi tempi'. Così ho afferrato il mio piccone e gli ho detto: 'Dimmi qualsiasi altra cosa su quei bei vecchi tempi, come li chiami, e io apro in due la tua testa stupida.’ Lo farei anch'io”. Ridono tutti.
Una bella ragazza seduta in fondo al pub con alcune signore anziane attira lo sguardo di Arthur.
Zia Ada la nota subito. "Guardalo" – dice, riferendosi ad Arthur – "non riesce a staccare gli occhi da quella ragazzina laggiù”.
"Non io" – risponde lui – "sono già impegnato. Stavo guardando il calendario”.
"Ti crederò", risponde lei, proprio come aveva fatto Brenda la sera prima.
Un ragazzo fa capolino nel pub. "Vieni, Mamma?" supplica.
"Va bene, sto arrivando", gli dice lei.
"Vieni, Bert? O resterai con Arthur?” Poi aggiunge rivolta ad Arthur: "Se non vado a casa verranno a prendermi per paura di morire di fame".
Uscendo, Bert chiede ad Arthur: "Che ne dici di andare a pescare questo pomeriggio al canale?"
"Ok, tireremo fuori le biciclette”.
Mentre Arthur sta chiacchierando con la barista, la giovane donna che ha acceso il suo interesse si avvicina.
"Cosa posso darle?" le chiede la barista.
"Due pacchetti di patatine, per favore”.
"Sei sicura di potertelo permettere?" chiede Arthur, prendendola in giro.
Poi chiede: "È il compleanno di qualcuno?"
"È l'anniversario di mia mamma, se vuoi saperlo".
"Non vedo tuo padre".
"Perché lui non è lì".
"Viene?"
"Non credo proprio. Con oggi l'ha lasciata 15 anni fa. E lei ci sta solo bevendo sopra".
Arthur ride di cuore.
"Beh, sono contenta che qualcuno pensi che sia divertente". Evidentemente lei non è impressionata dai commenti di Arthur.
Ma quando lui si offre di comprarle un drink, lei accetta.
Si presentano. Lei è Doreen (Shirley Anne Field) e lavora nella fabbrica di retine per capelli. Lavora lì da quando ha lasciato la scuola. Arthur afferma di essere nel settore dell'ingegneria.
"Cosa fai durante la settimana, Doreen? Vai mai al cinema?”
"Solo il mercoledì. Perché?"
"Oh, è buffo. Anche io vado di mercoledì. A quale vai?"
"Al Granby, di regola".
"Allora ci vediamo mercoledì prossimo, alle 7:00".
"Sei uno che corre, non è vero?" rimbecca lei, ma non rifiuta, purché non siedano nell'ultima fila.
Arthur protesta che non riesce a vedere chiaramente lo schermo a meno che non sieda nell'ultima fila. Doreen suggerisce che potrebbe aver bisogno di occhiali.
Una volta che l’appuntamento è stato confermato, lui la avverte di non arrivare in ritardo.
Lei risponde: "Non lo farò. Ma se lo facessi, dovrai solo aspettare, non è vero?"
Mentre Doreen si allontana, Arthur la guarda da dietro. Soffia un po’ di fumo della sua sigaretta con evidente autosoddisfazione. Dietro di lui sentiamo gli applausi degli uomini che giocano a freccette.
Più tardi quel giorno, Arthur e Bert partono con le loro biciclette per la loro spedizione di pesca. È una giornata grigia, resa più uggiosa dal fumo delle ciminiere delle fabbriche.
I due uomini siedono sul margine di un canale industriale di fronte ai torvi edifici della fabbrica; non è esattamente un'uscita nella natura. Eppure il direttore della fotografia Freddie Francis ha perfettamente catturato quello che è questo posto: una fuga dalla città. Sul lato opposto del canale, gli alberi spogli sono riflessi nell'acqua. Due ragazzi passano in bicicletta; per il resto il posto è deserto.
I cugini parlano di Doreen. Bert non riesce a capire perché vorrebbe avere a che fare con un pazzo come Arthur.
"Tutte vogliono divertirsi", risponde Arthur.
"Questa sembra diversa. Primo bacio e lei si aspetterà un anello di fidanzamento", prevede.
"Prendo una dritta dai pesci, mai mordere a meno che l'esca non sia buona. Non mi sposerò finché non sarò bello pronto".
"Devi sposarti a un certo punto, vero?"
"Allora perché non ci provi tu?" lo sfida Arthur.
"Non ho ancora trovato nessuna che mi prenda!" risponde Bert con un altro scherzo.
Arthur riassume il suo atteggiamento: "Costa troppo sposarsi, una somma forfettaria e le tue paghe settimanali a vita".
"La maggior parte dei ragazzi non ha altro per cui lavorare, vero?"
"Io sì, però. Lavoro per la fabbrica, le tasse e l'assicurazione. È abbastanza. Ti rubano a destra, a sinistra e al centro. Dopo che ti hanno spellato, ti chiamano nell'esercito e vieni colpito a morte”.
"Ecco come stanno le cose, Arthur. Non serve a niente impazzirne. Tutto quello che puoi fare è continuare a lavorare e sperare che un giorno qualcosa di buono si presenterà".
"Forse, ma devi essere furbo come quei bastardi. Prendi qualche dritta dai pesci", dice Arthur, mentre prepara l'esca per il suo amo. "Alla fine tutti vengono catturati, no? Non riescono a tenere le loro bocche lontane dall'esca”.
"Non era una ragazza brutta, però, no?" osserva tornando al tema di Doreen.
“Sì. Stai ancora uscendo con quella sposata, vero? Andrà bene quando sarai sposato. Il suo povero marito potrà riposarsi un po' allora".
"Se lo merita per essere così lento. Lui dovrebbe fare in modo che le piacesse stare a letto con lui, allora lei non uscirebbe con un tipo come me".
"Ti farai spaccare la faccia uno di questi giorni", lo avverte Bert.
"Non preoccuparti. Posso prendermi cura di me stesso".
"Stai solo attento e usa un po' più di buon senso".
È mattina presto a Nottingham. Il fischio del lavoro suona; è tempo per tutti di andare a lavorare. Alcuni cani abbaiano.
Arthur esce di casa, seguito da suo padre. Mentre passano, la vicina con cui si è scontrato sabato sera si gira e lo guarda torva.
Arthur dice a suo padre: "C'è la vecchia Mamma Bull".
"Sì, non ha nient'altro da fare, la ficcanaso", risponde suo padre.
"Diffondere storie su di me che vado con donne sposate e a ubriacarmi. Sono tutte maledette bugie".
"Assicurati che siano bugie, però".
Arthur porta la sua bicicletta fuori dal vicolo e parte lungo la tranquilla strada di ciottoli.
Mentre va sentiamo le grida dei bambini che giocano per strada. Uomini camminano con i cestini del pranzo appesi alle spalle. Arthur ha un'espressione desolata. Non è entusiasta di un altro giorno di lavoro.
La fabbrica è piena di rumore: il fragore del metallo e il ronzio costante dell'attrezzatura. Gli uomini si occupano delle loro macchine e camminano avanti e indietro nei corridoi.
Vediamo Arthur al suo tornio. Lo spegne e, con un sospiro, si pulisce le mani su uno straccio.
La campana suona per pranzo. Nella sua tuta da lavoro bianca, la signora del tè versa in modo spiccio tazze di tè da una grande urna.
Arthur salta al suono di un miagolio acuto. Un gatto ai suoi piedi ha ucciso un ratto. Lui accarezza il gatto, lo scosta e raccoglie il ratto. Dopo una rapida occhiata in giro, apre uno dei bottoni della sua camicia e infila il ratto furtivamente sotto di essa.
Poi si avvicina all'attaccapanni, prende la sua borsa della maschera antigas* e se la mette sulla spalla. Dà al topo una piccola stretta mentre progetta la sua prossima mossa.
*Acquistate in economia come rimanenze dell'esercito, queste borse erano molto popolari in Gran Bretagna alla fine della seconda guerra mondiale. Erano oggetti familiari anche negli anni '70; i ragazzi le usavano come borse a tracolla per i loro libri di scuola.
Arthur individua due signore ai loro posti. Una delle due se ne va, presumibilmente per la sua pausa. Poi quella più giovane raccoglie la sua tazza e un giornale e passa accanto ad Arthur, che ha tirato fuori un pettine. Passandoselo tra i capelli le sorride.
Poi va alla postazione della donna, estrae il ratto dalla camicia e lo stende su un vassoio di chiodi.
Dalla signora del tè Arthur incontra Jack e si sistemano per pranzare insieme. Arthur guarda dietro la sua spalla per vedere se la donna è tornata.
Quando la vede tornare, sorride con impazienza. Non rimane deluso: la donna urla di orrore e corre via.
Mentre parlano, Arthur avverte Jack di non bere il tè dell’azienda. Dice che è veleno.
Jack risponde: "Se è abbastanza buono per gli altri, è abbastanza buono per me".
"Non fare così, Jack. Pensa al numero uno".
Nel frattempo, il signor Robboe, il supervisore, li ha avvicinati.
Chiede ad Arthur: "Hai avuto qualcosa a che fare con il ratto sul banco di quella donna?"
Arthur risponde con la bocca piena del panino: "Non so di cosa lei stia parlando".
"Scommetto che sei stato tu, giovane furfante".
“Signor Robboe, ho tanto lavoro da fare che non posso spostarmi dal mio tornio. Non vado in giro a tormentare le donne. Lo sa".
"Sei un po' ‘rosso’, se me lo chiedi. Questo è quello che sei".
"Questa è una calunnia. Vedrò i miei avvocati su questo. Ho un testimone qui", dice Arthur sarcasticamente.
"Prenderò il tizio che l'ha fatto", risponde Robboe e si allontana.
"Che vita" – si lamenta Arthur con Jack – "sono incolpato di tutto".
"È venuto da me poco fa" – risponde Jack – "Ha detto che devo iniziare a lavorare di notte al reparto delle cornici".
"Non mi piacerebbe".
"Non mi dispiace. Sarà un cambiamento".
"Non è la prima volta che quel bastardo mi chiama ‘rosso’. Non dico che non voterei comunista se pensassi che mi libererei di tizi come lui". Poi rivela di aver votato per loro nelle ultime elezioni. Non aveva nemmeno ventuno anni, ma suo padre era a letto con il mal di schiena, così è andato a votare sotto il nome di suo padre.
Jack risponde: "Avresti potuto prendere anni di carcere per questo, se ti avessero preso. Sei stato fortunato".
"Te l'avevo detto che lo ero. È per questo che ci sono tutte queste leggi pazzesche: per essere infrante da tizi come noi".
Jack lo avverte: "Potresti essere preso uno di questi giorni".
Suona la campanella. La pausa è finita.
Mentre si alza, Jack dice, "Forse non sarai così arrogante una volta che ti sarai sistemato".
"Non lo farò per un po'".
"Non c'è niente di sbagliato nella vita coniugale" – dice Jack – "io sono sposato. L’ho fatto con gli occhi aperti. La vita coniugale va bene se si è buoni l'uno con l'altra e non si è troppo prepotenti".
"Ti crederò, allora" – risponde Arthur – "Migliaia non lo farebbero".
FINE PARTE II
Here is the link to Parte III of this cineracconto. Vertigo grammar exercises about the film have been posted at the bottom of Parte V. Subscribe to receive a weekly email newsletter with links to all our new posts.
GLOSSARIO
abbaiano (abbaiare) – they bark
ha acceso (accendere) – she sparked
accorge (accorgere) – she notices
afferma (affermare) – he claims
ho afferrato (afferrare) – I grabbed
l’amo (o/i) – the hook
un anello (o/i) di fidanzamento – an engagement ring
appesi (appendere) – slung over (past participle as adjective)
l'assicurazione (e/i) – the insurance
l'attaccapanni (no change) – the coat rack
l’atteggiamento (o/i) – the attitude
attira (attirare) lo sguardo (o/i) – she catches his eye
l'attrezzatura (a/e) – the equipment
avverte (avvertire) – he warns
l’azienda (a/e) – the company
bello (a/a/i/e) pronto (o/a/i/e) – good and ready
lei ci beve (bere) sopra – she’s having a drink to it
le bocche (cca/cche) – the mouths
la borsa (a/e) della maschera (a/e) antigas – the gas mask bag
borse (a/e) a tracolla – satchels
buffo (o/a/i/e) – funny, off
una calunnia (ia/ie) – a slander
la campana (a/e) – the bell
i cestini (o/i) del pranzo – the lunch boxes
chiodi (o/i) – nails
ciottoli (o/i) – cobblestones
colpito (colpire) a morte – shot to death
le cornici (e/i) – the frames
i corridoi (oio/oi) – the aisles
crescervi (crescere) – to raise you
diffondere – to spread
una dritta (a/e) – a tip
in economia – inexpensively
è (essere) entusiasta (o/a/i/e) di – looking forward to
l'esca (a/e) – the bait
estrae (estrarre) – he pulls out, extracts
fa (fare) capolino – he peeks in
la ficcanaso (o/i) – the busybody
il fischio (io/i) – the whistle
in fondo – in the back
il fragore (e/i) – the clang, racket
freccette (a/e) – darts (game)
una fuga (ga/ghe) – an escape
furbo (o/a/i/e) – cunning
furfante (e/i) – rascal, scoundrel
le grida (o/a) – the shouts
impegnato (impegnare) – involved with someone romantically (past participle as adjective)
individua (individuare) – he spots
infila (infilare) – he tucks in
infrante (infrangere) – broken (past participle as adjective)
laggiù – over there
lontane (o/a/i/e) – distant, far off
abbiamo lottato (lottare) – we struggled
il mal di schiena – the bad back
il margine (e/i) – the edge
se lo merita (meritarsi) – it serves him right
un miagolio (io/ii) – a meow
un minatore (e/i) – a miner
mordere – to bite
la mossa (a/e) – the move
patatine (a/e) – potato chips
per il resto – otherwise
pescare – fishing, to fish
un pettine (e/i) – a comb
il piccone (e/i) – the pick (tool)
potertelo (potersi) permettere – you can be able to afford it
prendendola (prendere) in giro – teasing her
prepotenti (e/i) – bossy, overbearing
prevede (prevedere) – he predicts
purché – provided (that)
un ratto (o/i) – a rat
di regola – as a rule
il reparto (o/i) delle cornici – the frame shop
resa (rendere) – made (past participle)
retine (a/e) per capelli – hairnet
riassume (riassumere) – he sums up, summarizes
rimanenze (a/e) dell'esercito – army surplus
rimbecca (rimbeccare) – she retorts
riposarsi – to rest
il ronzio (io/ii) – the hum, buzz
‘rosso’ (o/i) – red (communist)
rubano (rubare) – they rob
salta (saltare) – he jumps
scommetto (scommettere) – I bet
si è scontrato (scontrarsi) – he collided
scosta (scostare) – he pushes, moves aside
sfida (sfidare) – he challenges
soffia (soffiare) – he blows
una somma (a/e) forfettaria (ia/ie) – a lump sum down
un sospiro (o/i) – a sigh
spacco (spaccare) – I’ll smash (presente for future idea)
hanno spellato (spellare) – they skinned [something]
stende (stendere) – he lays [something] down, stretches [something] out
una stretta (a/e) – a squeeze
supplica (supplicare) – he pleads
le tasse (a/e) – the income tax
un testimone (e/i) – a witness
un tipo (o/i) – a guy
tizi (io/i) – guy
il tornio (io/i) – the lathe
torvi (o/a/i/e) – grim
la tuta (a/e) da lavoro – the work uniform
uggiosa (o/a/i/e) – gloomy
uno che corre – a ‘fast worke.’ seductive man who takes advantage of women
un vassoio (oio/oi) – a tray
veleno (o/i) – poison
versa (versare) – she pours
a vita – for life
una volta – once, as soon as
il vitto (o/i) – the board (payment for meals where one is renting a room)