Regia: Michael Cacoyannis (1956)
Finito di deridere, i ragazzi del vicinato si mettono in cerchio per osservare Mitso, che è silenzioso e sembra soffrire. Vediamo Marina dietro le persiane, il suo viso una maschera di dolore e profonda preoccupazione.
Entrando in casa, Mitso urla con la voce rotta: "La ucciderò! Tutti stanno ridendo di noi! La ucciderò! La ucciderò!"
La loro madre Froso (Eleni Zafiriou) sta scendendo dalla montagna. Passa accanto ai due pescatori che lavorano sulle loro reti e la ignorano. Con una mano, fissa i suoi capelli.
Vestita tutta di nero, i capelli raccolti pudicamente, Froso cammina oltre le barche ormeggiate nel porto. Mentre va, si aggiusta la scollatura del vestito, lisciandone la parte inferiore e passandosi una mano in un modo quasi protettivo sul fianco.
Adesso tutti gli occhi sono su di lei: i pescatori nelle loro barche; un bambino che la fissa da un molo di pietra; le donne che stanno come sentinelle fuori dalle loro case.
Lei saluta qualcuno sommessamente: "Ciao, Popi". Il rumore dei suoi tacchi annuncia la sua presenza dall’inizio alla fine della strada. Le donne nei loro balconi la guardano appoggiate alle ringhiere di ferro, con le gonne che si muovono dolcemente nella brezza.
Da lontano, Froso vede una folla di fronte a casa sua, ragazzi ammassati in strada e alcuni giovani uomini in piedi. Si ferma, aggiusta di nuovo il bottone superiore del suo vestito, quindi continua.
All'interno della casa, Marina sta stirando, la mano sinistra liscia il tessuto mentre la destra guida il ferro pesante. Sta guardando in basso, attenta al suo lavoro. All'improvviso un rumore di urla dalla strada, esita solo un momento prima di uscire di corsa.
Fuori, Mitso sta picchiando sua madre, davanti a una folla di astanti giovani e vecchi. La colpisce e le tira i capelli, mentre lei piange dal dolore. Lui grida: "La ucciderò! Giuro che lo farò!”
Marina si fa largo tra la folla e si precipita da sua madre. Urlando: "No, Mitso, no!" si sforza di liberare Froso. Ma lui non si placa, strattona anche Marina in modo brutale. È a questo punto che Pavlos e Antoni arrivano correndo.
Due giovani uomini cercano di afferrare Mitso. Ma lui si libera. Marina si mette tra Mitso e sua madre. Furioso, lui la spinge da parte per continuare con i suoi colpi.
Gli abitanti del villaggio guardano in silenzio: donne anziane con i foulard addosso, giovani uomini, un'adolescente con le trecce in un vestito bianco, i nostri viaggiatori. Sembrano tutti passivi, intristiti.
Froso è a terra ora. Marina fatica a tenere Mitso lontano da lei e alla fine lui si arrende. Le braccia di lei sono state intorno a lui nella loro lotta e ora lui rimane lì, esausto, nell'abbraccio di sua sorella.
Singhiozzando istericamente, Froso si alza e corre in casa.
Sotto lo sguardo degli abitanti del villaggio, fratello e sorella restano in silenzio per un momento, prima che Mitso si pieghi bruscamente e inizi a piangere in modo incontrollato, con la faccia tra le mani. Si abbassa a terra, ancora coprendosi il viso con le mani e le braccia per la vergogna. Marina gli mette una mano sulla testa per consolarlo.
Tra la folla, Pavlos e Antoni si scambiano delle occhiate.
Alla fine Mitso si alza, singhiozzando leggermente lancia un'occhiata a Marina, poi lentamente si gira e se ne va. La folla inizia a disperdersi.
Pavlos si trova alla finestra della sua stanza, guarda verso la strada sotto di lui che ormai è quasi vuota. Marina rimane fissa in un punto, la sua gonna svolazza nella brezza. Mentre gli ultimi ritardatari se ne vanno, la campana della chiesa suona, lei si gira e sale lentamente i gradini bianchi fino a casa sua.
Froso è seduta al tavolo della cucina con la testa china sulle braccia incrociate, singhiozzando. Solleva la testa quando Marina entra nella stanza. Senza parlare, Marina ritorna dove aveva lasciato la stiratura. Si lecca il dito e tocca il fondo del ferro per essere sicura che sia ancora caldo. Froso la guarda disperatamente.
Continuando a non dire nulla, Marina inizia a stirare. Froso continua a piangere, a capo chino e coperto dalla sua mano. Dopo un po' chiede: "Cosa stai stirando?" Marina la ignora.
"Perché non mi parli?" Marina non risponde.
Per la prima volta vediamo Froso in un primo piano. Vediamo che deve essere stata bella da giovane. Guarda sua figlia e la prega: "Parla con me, Marina, per favore! Insultami. Dì che sono ignobile, marcia... Solo, per favore, parla con me. Marina. Marina mia...” Ma Marina rimane in silenzio.
“Oh, Dio, cosa devo fare?” – esclama Froso, facendo ricadere la testa sulle braccia, mentre Marina continua a stirare e piegare la biancheria, impassibile – “Non voglio questo. Te lo giuro, non voglio questo. Ma… Come posso farti capire? Tu… tu sei diversa. Io alla tua età ero sposata. Avevo tre figli. A volte mi sento così depressa, così sola... Non posso farne a meno... Quando tuo padre è morto ero ancora giovane. Avevo bisogno di un po' di gentilezza, affetto. Ho fatto vergognare i miei stessi figli!"
Alla fine Marina parla: "Se solo io potessi andare via..." Proprio in quel momento, una bussatina spaventa le due donne. Attraverso un pannello mancante della porta, vediamo Pavlos con addosso una camicia bianca e una brocca in mano.
"Scusatemi", dice sorridendo. Apre la porta ma non entra. Appoggiandosi alla soglia, dice: "Vorrei dell'acqua... e non sapevo dove trovarla".
Marina lascia la stiratura. "La prenderò io", gli dice e prende la brocca.
Pavlos sta in piedi goffamente dietro Froso, che non capisce ancora chi sia lui.
Marina spiega: "Questo signore e il suo amico hanno affittato le stanze al piano superiore". Fa una pausa per un momento, si gira verso Pavlos e fa una presentazione più formale: "Mia madre".
"È un piacere", dice educatamente Pavlos.
"Lo stesso per me", risponde Froso.
Froso si alza e lascia la stanza. Pavlos va da Marina per la brocca d'acqua. C'è un momento, mentre gliela passa, in cui si guardano negli occhi, vicini, le loro mani sulla brocca. È quasi come se si stessero toccando.
Lui dice "Grazie" e si gira, facendo qualche passo verso la porta.
"Signore..." dice lei.
Lui si rigira. "Il nome è Pavlos".
"Se volete spostarvi altrove, capiremo".
"Perché mai?" chiede lui incredulo.
Lei lo guarda direttamente. "Dopo cosa..." Lei fatica a trovare le parole e alla fine guarda di nuovo in basso, in silenzio.
“Intende quegli idioti là fuori? Dovrebbero farsi gli affari loro. Non so lei, ma io ho così tante debolezze che ho rinunciato a giudicare gli altri. Non mi faccia iniziare a contarli, i suoi capelli si rizzerebbero. Davvero, non approvo affatto me stesso!"
Lei si era girata dall'altra parte e ora si volta di nuovo verso di lui, con il più lieve dei sorrisi sul viso.
"Non mi crede?"
Lei sorride. "Lei è molto gentile".
Quindi lui ricorda: "Devo andare. Antoni sta aspettando l'acqua. Ed è così esigente. Insopportabile”. Uscendo, Pavlos si ferma sulla soglia e poi si volta. "Spero che diventeremo amici, eh?" dice.
Se ne va e Marina guarda il punto in cui lui si trovava con un'espressione che non avevamo mai visto prima. Potrebbe quasi essere speranza.
FINE PARTE II
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GLOSSARIO
appoggiandosi (appoggiarsi) – leaning
astanti (e/i) – onlookers
la biancheria – the laundry
brutale (e/i) – rough
una bussatina (a/e) – a knock
i suoi capelli si rizzerebbero (rizzare) – your hair would stand on end
capo (o/i) – head
china (chinarsi) (o/a/i/e) – bent
debolezze (a/e) – weaknesses
disperdersi – to disperse
si fa largo (farsi largo) – she pushes her way
farsi gli affari loro – to mind their own business
fatica (faticare) – she struggles, exerts herself
il ferro (o/i) – the iron (implement for pressing clothes)
il fianco (co/chi) – the hip
la gonna (a/e) – the skirt
ignobile (e/i) – cheap, despicable
intristiti (intristire) – saddened (past participle as adjective)
si lecca (leccarsi) – she licks
lisciandone (lisciare) - smoothing
marcia (io/ia/i/ie) – rotten
le occhiate (a/e) – the glances
ormeggiate (ormeggiare) – docked (past participle)
passivi (o/a/i/e) – subdued
perché mai – whatever for?
sta picchiando (picchiare) – he is beating
si pieghi (piegarsi) – he bends
si placa (placarsi) – he lets up
non posso farne (fare) a meno – I can’t help myself
si precipita (precipitarsi) – she rushes
le ringhiere (a/e) di ferro – the iron railings
i ritardatari (o/a/i/e) – the stragglers
rotta (rompere) – broken, ragged (past participle as adjective)
la scollatura (a/e) – the neckline
si sforza (sforzarsi) – she struggles
singhiozzando (singhiozzare) – crying
singhiozzando (singhiozzare) leggermente – sniffling (note: there’s not a word for this in Italian, so depending on the adverb, ‘singhiozzare’ could be ‘sniffling’ or ‘sobbing’.)
non so (sapere) lei – I don’t know about you (formal)
la soglia (ia/ie) – the doorway
sommessamente – quietly
sta stirando (stirare) – she is ironing
strattona (strattonare) – he shoves, handles roughly
svolazza (svolazzare) – it flutters
tacchi (cco/cchi) - heels
uscire di corsa – running out, to run out