Regia: Michael Cacoyannis (1956)
Marina arranca fino a casa, con in mano il cesto di vimini. È quasi il crepuscolo e il sole che tramonta getta un'ombra distorta della sua figura. L'ombra appare ingobbita e sembra riflettere il suo desiderio di scomparire.
Qualcuno la saluta: "Buona sera, Marina". Lei si ferma e, guardando in basso, risponde: "Buona sera".
Quando Marina arriva a casa è buio. Sale lentamente le scale di pietra fino alla porta d'ingresso.
La macchina da presa fa una panoramica verso la finestra delle stanze dei viaggiatori. Sentiamo la loro conversazione. "Sbrigati! Me ne vado..." dice Antoni.
Una volta dentro all’edificio, Marina abbandona il suo aspetto calmo. Crolla contro il muro con un singhiozzo. Si abbassa lentamente sul pavimento e si siede, in lacrime.
In quel momento, Antoni salta giù dalle scale. Si ferma alla vista di Marina, poi si precipita giù da lei. "Cosa c'è?" chiede.
Marina si alza e lui si appoggia al muro accanto a lei, ma non la tocca. "Cosa è successo?"
"Li odio! Li odio!"
"Chi?"
"Tutti loro!"
Non riesce a smettere di piangere. "Per favore... non...", dice Antoni, confortandola.
"Voglio andare via", singhiozza disperatamente.
Lui le prende il mento tra le mani e dice con un sorriso: "Dai adesso... Una ragazza coraggiosa come te! Eh?”
Appare Pavlos, che chiede: "Cosa c'è che non va?" Antoni alza la testa per guardarlo, incontra il suo sguardo e fa un gesto d’impotenza. Pavlos osserva da sopra la spalla di Antoni la giovane donna sconvolta.
"Marina" – dice Antoni – “Vuoi unirti a noi per una passeggiata? Ti sentirai meglio".
Pavlos gli dice: “Aspettami al bar. Lei starà bene".
Antoni inizia ad andarsene, ma si gira di nuovo alla porta, dicendo a Pavlos, con un pizzico di preoccupazione: "Non ci mettere molto".
Marina siede vicino al grande letto di Pavlos, le mani giunte e lo sguardo rivolto verso il basso, come spesso accade.
La macchina da presa si sposta su Pavlos, che sbircia da dietro la porta. "Pronta?"
Lei annuisce, quasi impercettibilmente.
Appare da dietro la porta, emettendo vocalizzi divertenti sulla melodia di una canzone popolare dell'epoca – "Un giorno al Giardino Nazionale" – e facendo una danza folle. Non canta le parole, ma Marina le conosce sicuramente ed eccole qui:
Un giorno stavo passeggiando al Giardino Nazionale
Quando mi sono imbattuto in una giovane donna dai capelli biondi
l suo modo di camminare era affascinante
La sua statura era come un cipresso
Teneva in mano un ombrello e una borsetta di raso
E aveva un piccolo cane bianco
Marina osserva con occhi tristi.
Passando a una canzone più drammatica, improvvisa una danza con un vaso e canta sulla stessa melodia: "Sto attento a non romperti, a non mandarti in frantumi", poi rimette a posto il vaso e balla con il suo maglione. Marina guarda senza abbozzare un sorriso, mentre la sua danza diventa più veloce e selvaggia.
Balzando verso di lei, dichiara – e le dà del tu per la prima volta – "Ti farò ridere a costo di morire". Poi emette un grido operistico, in posa con il maglione. Si ritira verso la finestra con le persiane chiuse. "Ti prego, ti imploro..." – allarga le braccia sopra la testa – "Ridi! Almeno sorridi!”
Si inginocchia sul pavimento di fronte a lei e tira in fuori le orecchie. Inarca le sopracciglia e contrae le labbra, fissandola demonicamente, e infine – sudando un po’ per tutto questo sforzo – si copre la bocca e il naso con un centrino che aveva strappato dalla cima del vaso.
Lei cerca di resistere ma è inutile: alla fine ride, coprendosi con pudore la bocca con la mano.
Poi s si alza e si avvicina al montante del letto, appoggiandovisi contro con il viso. In piedi, vicino, lui la guarda allegramente mentre lei ride. Ha un aspetto radioso.
"Finalmente! Dovresti ridere più spesso”, dice lui gentilmente.
"Sei più bella quando ridi" – continua. Lei ora alza lo sguardo, preoccupata – "Non vuoi essere bella?" La luce si è esaurita sul viso di lei.
"No".
“Perché no?” Avvicinandosi, le dà un lungo bacio lento sulla guancia. Lei sembra colpita.
Lui si sporge per baciarla sulle labbra, ma lei si tira indietro.
Lei si allontana e gli volta le spalle. Mettendole una mano sulla spalla, lui le chiede: "Sei arrabbiata?" Quando lei scuote la testa, lui la gira delicatamente di fronte a sé.
Lei lo guarda negli occhi, avvicinandosi e allontanandosi allo stesso tempo.
Lui osserva: "Stai tremando. Perché?" Lei non risponde. "Voglio baciarti di nuovo", dice lui. Poi la bacia appassionatamente e lei accetta – ma solo momentaneamente.
Tirandosi indietro, dice: "Non lo faccia!" Lei insiste nel mantenere le distanze, e usa il formale ‘lei’. Cade sul pavimento tra le sue braccia.
"Cosa c'è?" – chiede lui – "Cosa c'è che non va?"
"Niente. Non è niente".
Si alza, dicendo semplicemente: "Sto bene adesso".
"Mi hai spaventato".
"Devo andare".
Alla porta, lei si gira indietro, implorandolo: "Non lo dica a nessuno, per favore!"
Christos e la sua banda sono seduti a un tavolo fuori dalla taverna, cantano vivacemente la stessa canzone che abbiamo ascoltato prima nel film, con parole leggermente diverse:
Una piccola barca da pesca parte dalla riva del mare
Dalla riva del mare.
Una piccola barca da pesca parte
Dalla cittadina di Hydra
E va a spugne
Da una riva all’altra.
Uno di loro sta suonando la chitarra. Poi Panagos si presenta con un’altra chitarra e si siede, strimpellando insieme al gruppo.
Qualcosa attira la loro attenzione e, ancora cantando, si girano tutti a guardare. È Mitso, che cammina vicino al tavolo dove sono seduti Pavlos e Antoni. La tovaglia a quadretti è ingombra dei resti della loro cena e Pavlos, versandosi un po’ di vino, non nota Mitso. Ma Antoni sì.
Mentre la macchina da presa zooma verso di loro, Antoni chiede al suo amico: "Cosa c'è che non va?"
"Niente". Pavlos scrolla le spalle e beve un sorso di vino.
"Non ti credo. Posso leggerti come un libro" – Pavlos non risponde – "Stai attento, tutto qui".
"Con cosa?"
"Non farla innamorare di te. Non è giusto”. Antoni gli dà uno sguardo cupo.
"Chi dice che io non mi innamorerò di lei?"
“Cerca di essere serio. Lei è già abbastanza infelice. Perché ferirla?"
"Odio che mi si predichi!"
"Sai che ho ragione".
"Se avessi sempre fatto ciò che era giusto mi sarei ucciso molto tempo fa".
All'altro tavolo, il canto continua.
Salute e gioia per voi, uomini coraggiosi e abbiate cura di voi,
E abbiate cura di voi.
Salute e gioia per voi, uomini coraggiosi,
portateci le spugne,
Corallo nero e perle,
Dalle spiagge, tutte le spiagge.
Vedere Misto ha dato un'idea a Christos. Si alza e si avvicina agli ateniesi. I suoi amici si voltano a guardare, senza interrompere la loro canzone.
"I ragazzi vi invitano a venire a fare la serenata con noi stasera".
Pavlos accende una sigaretta, ignorando Christos. Antoni risponde per entrambi: “Grazie. Non abbiamo le voci per questo".
Christos mette il piede su una sedia e appoggia le braccia sul tavolo, incombendo sugli uomini. "Potremmo andare a vela più tardi".
"Un'altra volta. Grazie”, risponde educatamente Antoni, respingendolo di nuovo. Pavlos guarda altrove, ignorandolo.
"Ai ragazzi non piacerà se la famiglia Markantonis vi ha fatto pensare male di loro".
Ora ha l'attenzione di Pavlos. "Cosa significa?"
"Prendere un po’ in giro una ragazza non è motivo per offendervi".
Pavlos guarda Christos dritto negli occhi. "Se sei in cerca di una rissa, dillo".
Christos ride. "Qual è il suo problema?" chiede ad Antoni.
Pavlos insiste: "Abbiamo detto ‘grazie, niente canto’. Dobbiamo scusarci oltre tutto?"
Christos si alza. "Ora chi è in cerca di una rissa?"
Durante questo scambio, Antoni ha guardato da una parte all’altra come se fosse a una partita di tennis. Ora cerca di fare la pace. "Ignoralo. A volte diventa un po' spigoloso" – spiega a Christos – “Comunque, grazie per averci invitati. E buona notte”. Offre la sua mano.
Christos guarda rabbiosamente Pavlos. Pensa per un momento, ma alla fine prende la mano di Antoni, dicendo "Buona notte".
Poi si allontana con un sorriso minaccioso. Le sue spalle sono aperte e rivelano il suo petto. "Sogni d'oro!" Ride e torna al suo tavolo.
"Sei pazzo!" – mormora Antoni – "Chi ha bisogno di problemi?"
"Ti ha spaventato, eh?"
"Sapevi che l'avrei risolto, quindi dovevi metterti in mostra!"
"All'improvviso, mi sento benissimo!" Pavlos chiama il cameriere e ordina un cognac.
"Hai bevuto abbastanza!"
"E allora?" – ribatte Pavlos – "Non possiamo essere tutti perfetti. Si vive solo una volta. Lasciati andare! Vivi un po’! Infrangi qualche regola prima che sia troppo tardi!"
"Sei ubriaco o innamorato!”
“E se lo fossi? Me lo godrò finché dura. Dieci, quindici giorni..."
“Al diavolo il resto! Giusto, Manolaki?" chiede, sorridendo e chiamando per nome il cameriere che gli ha portato da bere. Il cameriere non dice nulla e sorride in modo vago prima di andarsene.
Pavlos brinda: "Alla salute di lei". Butta giù il cognac in un sorso e getta il bicchiere dietro le spalle. Quello che normalmente sarebbe un gesto di celebrazione sembra essere, per Pavlos, un calcolato atto di ribellione.
FINE PARTE IV
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GLOSSARIO
abbozzare – to give a hint of
andare a vela – to go sailing
arranca (arrancare) – she trudges
butta (buttare) giù – he downs, throws down [a drink]
un centrino (o/i) – a doily
un cipresso (o/i) – a cypress tree
contrae (contrarre) – he puckers, contracts
il crepuscolo (o/i) – the dusk
cupo (o/a/i/e) - somber
educatamente – politely
frantumi (e/i) (frantumare) – shattered pieces
la guancia (ia/e) – the cheek
inarca (inarcare) le sopracciglia – he arches his eyebrows
incombendo (incombere) – looming over
infrangi! (infrangere) – break! (imperative)
ingobbita (ingobbire) – hunched (past participle as adjective)
ingombra (ingombrare) (o/a/i/e) – littered, cluttered
leggermente – slightly
metterti (mettersi) in mostra – you show off
il petto (o/i) – the chest
pudore (e/i) – modesty
quadretti (o/i) – checks (square design)
raso – satin
respingendolo (respingere) – rebuffing him
sbircia (sbirciare) – he peeks
sbrigati! (sbrigarsi) – hurry up!
scuote (scuotere) – she shakes
“Sogni d'oro!” – “Sweet dreams!”
spigoloso (o/a/i/e) – edgy, irritable
aveva strappato (strappare) –he’d plucked, pulled away
tramonta (tramontare) – it sets, wanes
vimini (e/i) – wicker