Regia: Mario Monicelli (1960)
Mentre Lello e Gioia danzano, Umberto si siede al tavolo del buffet e si serve. Mentre si sporge per prendere un po’ di formaggio, rovescia un bicchiere che cade a terra, frantumandosi.
“Kaputt!” Arriva un cameriere per raccogliere i pezzi.
“Kaputt...?” ripete Umberto. Chiede con cortesia: "Lei è stato in Italia durante la guerra?"
"No", risponde il cameriere.
"No? E tutti questi signori che sono in questa casa?”
"No, non hanno fatto la guerra in Italia!" il cameriere lo rassicura cordialmente.
Ora Umberto passa al tu. "Mi dici chi diavolo ha fatto questa cavolo di guerra?"
Lello interrompe la loro danza e guida Gioia in un'altra stanza.
"Perché?" – chiede lei – "Dove mi porti?"
"In un posto dove c’è meno gente. Ti devo parlare".
Lei fa una pausa per sistemarsi i capelli davanti a uno specchio, le spalle rivolte a lui. Lui la gira in modo che possano guardarsi.
"Qua" – dice e la mette seduta – “Ti devo chiedere una cosa. È tutta la serata che ce l’ho dentro. Ma ti avverto, non voglio che mi rispondi subito, perché so già che mi diresti e mi faresti soffrire”.
"E allora?"
"Prima vado a prendere lo champagne. Intanto ci pensi. Così quando torno, tu mi dai la risposta. E se mi dici sì, ci brindiamo sopra. D’accordo?"
Gioia alza le spalle e chiede: "Ma che sarà mai questa domanda?"
Lui glielo dice subito: "Ci vieni a letto con me?" Lei sembra scioccata. Allo specchio, lo vediamo mettersi un dito sulle labbra. Si allontana, lasciandola a contemplare.
Lui si allontana pochi passi, si gira e si mette di nuovo il dito sulle labbra. Dopo un momento di riflessione, Gioia inizia a muovere le spalle a tempo di musica.
In piedi davanti allo specchio, fa un po’ di shimmy, muovendo i lustrini del suo vestito. Poi si ferma, si mette un dito sul mento e prova alcune possibili risposte: “Dico, giovanotto! Corriamo un po’ troppo, no? Uhm, giovanotto, dove andiamo a finire così?”
Alla fine, si convince che andare con Lello potrebbe essere divertente.
Lavorando ancora sodo al tavolo del buffet, Umberto si taglia una fetta di torta. Quando allunga il braccio vediamo che i suoi polsini sono separati dal resto della camicia. Scivolando accanto, Lello afferra la sedia di Umberto per lo schienale e la scuote, sorprendendolo.
Umberto chiede al cameriere. Indicando nella direzione in cui si è diretto Lello,, comincia in tedesco, "Bitte, cosa c’è da quella parte?"
"Toilette".
“Toilette?” Conclude in inglese: "Thank you!"
Con uno sguardo preoccupato, Umberto parte per il bagno, tentando senza successo di essere discreto. La macchina da presa lo segue mentre si affretta oltre un albero di Natale.
Alla porta del bagno, invece di entrare, si china e scruta attraverso il buco della serratura.
Una donna anziana arriva e sorprende Umberto in flagrante. “Oh!” esclama. Lui si mette sull'attenti, con aria innocente, e poi allunga le braccia invitandola a entrare. Lei lo guarda con disprezzo e se ne va. Lui alza le spalle.
Quando Lello apre la porta del bagno, Umberto lo spinge da parte e si precipita dentro.
Apre freneticamente la copertura della cassetta dell'acqua. Un’enorme testa scolpita lo osserva con calma. Allunga la mano nell'acqua e afferra un portasigarette. Gli uomini lottano, e alla fine il coperchio della cassetta cade sul pavimento con fragore.
Lello afferra Umberto per il bavero e lo spinge contro il muro. Gli fa cenno di tacere e si dirige verso la porta, con Umberto che lo segue e lo insulta a gran voce: “Mascalzone, farabutto che non sei altro! Vuoi farci andare tutti in galera?”
"Mi dici che ti prende?" – chiede gesticolando Lello – "Imbecille, tu mi dovresti aiutare".
"Io ti denuncio! Io do l’allarme!"
"Così ci vai di mezzo pure tu!" Umberto urla di dolore mentre Lello gli torce il braccio e avverte: "Se non la smetti, ti spacco la testa. Non scherzo!" Lello agita furiosamente la mano davanti alla faccia di Umberto, ma una bussata alla porta li interrompe di colpo.
In falsetto, Lello e Umberto esclamano: "Verboten!"
Lello prende Umberto per un braccio. "Cammina!"
"No!"
"Avanti!"
"No! Non spingermi!"
È come una conversazione tra un genitore e un figlio disubbidiente.
Afferrando il braccio di Umberto in una presa di ferro, Lello alla fine lo accompagna fuori, oltre la donna che Umberto ha incontrato prima. Lei li esamina sospettosamente attraverso gli occhiali.
"Sai cosa?" dice Umberto, finalmente liberandosi. "Fai quello che ti pare, però fallo dopo che me ne sarò andato con la signora che mi onora della sua amicizia, hai capito?"
"Lascia stare la signora e vattene", lo istruisce Lello, con una spinta. Quindi si dirige in bagno per raccogliere il suo bottino.
Un cameriere riempie di champagne il bicchiere di Gioia. Mentre sorseggia, Umberto la afferra per un braccio, sbilanciandola. Dice con urgenza: "Andiamo via subito".
"Ma dove?" chiede lei con calma. Non ha intenzione di andarsene adesso. "Lello dov'è?"
"Tu non lo conosci! Hai capito?" – avverte Umberto, agitando un dito contro di lei – “Non l'hai mai conosciuto. È un delinquente”.
Con uno sguardo di avvertimento, lei dice: “Oh, quanto è brutta la gelosia. Sono più di vent'anni che ti conosco. Ogni volta che ho avuto simpatia per qualcuno, eccolo lì, la stessa storia. Il ragioniere Capecchi era schizofrenico. Di Pietro era omosessuale. Servadio era un ricattatore. Dimmi, cos'è questo?”
“Questo è peggio degli altri! E se mi permetti... vorrei dirti che potrebbe essere..."
"Mio figlio. Cafone! Ti do questo bicchiere in faccia! Villanzone! Villano, villano, villano!”
Lei continua: "Adesso, ti dico una cosa. Anche se è più giovane di me non mi importa proprio niente! Perché tanto non devo mica sposarlo. E siccome mi è simpatico, e mi piace – anche fisicamente...”
"Ah si? Ti piace?"
"Sì!"
“Se è così vieni in bagno con me, che ti faccio vedere una cosa”.
"Guarda, calmati, o ti do uno schiaffo davanti a tutti e roviniamo la serata, sai? Che cosa ti sei messo in testa? Zozzone!"
Umberto si fa prendere dal panico ora, portandosi le mani in faccia per l'orrore. “Ma cosa hai capito? È una questione di vita o di morte!"
Lui le afferra il braccio e inizia a trascinarla nel bagno.
“Umberto, non esagerare! Dimmi dov'è Lello!” insiste lei.
"Io posso dirti solo da dove viene e dove andrà a finire. In galera va a finire!"
Mentre la trascina in bagno, Umberto persiste con la sua accusa: "Quello è un ladro di professione, te lo dico io!"
“E tu perchè ci vai in giro, allora? Sei tu che me l’hai presentato!"
"Non volevo. Ma tu eri sola; io sull’orlo del baratro. Adesso ti mostrerò che è un ladro che nasconde la refurtiva nei bagni”.
"Nasconde cosa?!"
Mentre stanno accanto al gabinetto, Umberto dice: "Spero che non ci sorprendano o penseranno che siamo stati noi!” Quindi, per farle capire la gravità della situazione, usa una parola che è in realtà troppo formale: “Constata! Constata!"
Tra loro la testa di marmo sovradimensionata guarda impassibile la macchina da presa.
Gioia fissa la cassetta dell'acqua, che è scoperchiata.
"Hai constatato?" insiste Umberto.
Ma è vuota.
"Ma prima c’era il bottino! Giuro!"
"Tu hai chiuso con me questa volta!"
Gioia lascia la stanza e Umberto la segue, chiedendosi: "Dove lo avrà nascosto?"
"Fammi un favore, vai a farti vedere da un dottore!"
"Quel mascalzone!"
Fuori dal bagno c'è un uomo alto: quello che prima guardava Lello e Gioia. Impassibile, li osserva mentre se ne vanno.
Stufa, Gioia affronta Umberto: “Vattene, sparisci! Non voglio più vederti. Hai fatto di tutto per rovinarmi una serata che è un sogno per me. Ma non ci sei riuscito. Alla faccia tua continuo a divertirmi con lui che mi piace da morire”.
È allora che Lello appare fischiettando con in mano la borsa di Gioia.
"Eccolo!" dice Umberto.
Lei lo chiama.
“Lello, vieni. Sai cosa dice questo signore di te? Che tu sei un ladro e che sei un delinquente”.
"È vero" – afferma Umberto – "È un ladro e un delinquente". Quindi a Lello: "La refurtiva dove l’hai nascosta?"
"Ma che dice?" chiede Lello incredulo.
"È Matto, matto! Non dargli retta", risponde lei.
Dietro di loro, l'uomo alto si mette in piedi sulla soglia, continuando a guardare.
"Comunque gli ho detto che, anche se sei ladro e delinquente, non me ne importa proprio niente. Anzi, a proposito della tua domanda di prima, mi sta bene, ci siamo capiti, no?”. A quel punto, Lello mette il braccio sulle spalle di lei. Umberto ha un aspetto desolato. Tormentandolo ancora, lei aggiunge: "Se vuoi lo diciamo anche a te cosa ci sta bene".
"Lo so" ribatte Umberto, scuotendo il dito verso di loro. "La galera per tutti e due. E senza la condizionale!"
Mentre Lello e Gioia ridono, Umberto fa un inchino brusco e se ne va.
"Oh, che sagoma!" – commenta Gioia – "Se non rovina l’allegria non è contento”.
Nell'altra stanza, Umberto si guarda allo specchio e si aggiusta il farfallino. Lello copre le spalle di Gioia con la pelliccia.
Poi mette le braccia attorno a Gioia, tenendo la borsetta davanti a lei. Umberto rientra di colpo e afferra la borsetta, dicendo: "Ecco dove ha nascosto la roba. Lo sapevo!"
Umberto si lancia verso la borsa e Lello lotta con lui, gridando: “Lascia stare! Mi vuoi rovinare? Carogna!"
"Te la do in faccia!" dice Gioia. Umberto è tornato di nuovo per rovinarle la serata?
Quindi la borsa si apre e il contenuto si rovescia sul pavimento. Lì, tra tutti gli oggetti personali di Gioia c'è il portasigarette rubato.
Umberto dice trionfante: “Sei convinta adesso?
Gioia guarda incredula il portasigarette rubato.
Al loro fianco, l'uomo alto urla in tedesco: "Franz! Johann! Venite qui!"
Sopra la sua mano guantata di nero, il viso di Gioia è una maschera di orrore. Franz e Johann arrivano correndo e l'uomo alto abbaia ordini come un comandante militare in tedesco (che gli italiani non capiscono): "Mettili contro il muro – e non lasciarli scappare! Veloce!" I tre uomini dalle spalle larghe dominano il nostro sfortunato trio.
"Sì, signore!"
Lui lascia la stanza.
I due tedeschi rimasti spintonano gli italiani, che non riescono a capire gli ordini che vengono loro urlati.
"Che succede? Che succede?" chiede Umberto. Dev’essere particolarmente spaventoso per lui dopo le sue esperienze in guerra.
I tre vengono allineati contro il muro al lato dei gradini che conducono all'entrata. Sotto l'illuminazione soffusa, ognuno ha un aspetto alquanto solenne.
Quando una porta si apre, la luce inonda le loro facce, come in una stanza degli interrogatori. Entra l'uomo alto, con vicino il padrone di casa. Si china a raccogliere dal pavimento l’oggetto rubato. È quasi sotto l'albero di Natale, come un brutto regalo. Lo porge al padrone di casa per mostrarglielo.
Mentre i tedeschi conferiscono tra di loro, gli italiani raccolgono la compostezza che possono. Umberto, umiliato, si mette la faccia tra le mani, quindi se le strofina per la tensione, poi nasconde di nuovo la faccia.
Quando il padrone di casa se ne va, l'uomo alto inizia a parlare in italiano. "Sua Eccellenza vuole cominciare quest’anno con un gesto molto generoso che io non condivido. Alzare le braccia! Prego!"
Un altro uomo li perquisisce uno ad uno, rilanciando addosso a Gioia la sua pelliccia dopo un'attenta ispezione.
"Niente", dice in tedesco.
L'uomo alto abbaia: "Raus! Schnell!” (Fuori! Veloci!)
All'inizio, gli italiani non capiscono. Ma quando qualcuno lancia a Lello il suo trench, si girano e salgono le scale verso l'uscita, mentre gli altri ospiti guardano dal basso. È un netto contrasto con l'uscita trionfale di Gioia dalla sala da ballo del Milleluci prima.
Mentre si avvicinano alla porta d'ingresso, Gioia si ferma sotto il lampadario e guarda indietro la fila di ospiti che ancora assistono.
È inutile. La gita di Gioia a palazzo è terminata. Per lei, in ogni caso, era un sogno impossibile. La favola è finita.
I tedeschi restano a guardare fino a quando gli intrusi non vengono espulsi e la porta si chiude.
FINE PARTE VI
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GLOSSARIO
abbaia (abbaiare) – he barks
l’accusa (a/e) – the accusation
allineati (allineare) – lined up (past participle)
alquanto – quite
assistono (assistere) – they witness, are present at
sull'attenti – at attention
cavolo – crappy
cenno (o/i) – gesture, signal
si china (chinarsi) – he stoops
la compostezza – the composure
conducono (condurre) a – they lead to
dargli (dare) retta – to pay attention to him
dominano (dominare) – they tower over
rientra (rientrare) di colpo – he comes bursting back in
farabutto (o/i) – crook
il farfallino (o/i) – the bowtie
farti (fare) vedere – to get yourself checked
in flagrante – in the act
fragore (e/i) – clang
frantumandosi (frantumarsi) – shattering, smashing
il gabinetto (o/i) – the toilet
inonda (inondare) – it floods
mascalzone (e/i) – scoundrel
netto (o/a/i/e)– striking
sull’orlo del baratro – broke, on the brink of collapse
i polsini (o/i) – the (shirt) cuffs
il ragioniere (e/i) – the accountant
la refurtiva (a/e) – the loot
rovescia (rovesciare) – he knocks over
si rovescia (rovesciarsi) – it spills out
che sagoma! (a/e) – what a character!
sbilanciandola (sbilanciare) – throwing her off-balance
scivolando (scivolare) – gliding
scoperchiata (scoperchiare) – uncovered (past participle as adjective)
scuote (scuotere) – he shakes
la soglia (ia/ie) – the doorway
sorseggia (sorseggiare) – she sips
sovradimensionata (sovradimensionare) – oversized (past participle as adjective)
spacco (spaccare) – I smash
si sporge (sporgersi) – he reaches
tacere – to be quiet
torce (torcere) – he twists
vengono (venire) allineati (allineare) – they are lined up
zozzone (e/i) – dirty old man (Roman dialect, but now used throughout Italy)