Regia: Stuart Cooper (1975)
Cupo e contrito, Tom fruga nelle tasche del soldato tedesco morto.
Trova una tabacchiera incisa. La apre, tocca le foglie sfuse e la richiude. Appoggia la scatola sull’addome dell'uomo.
Tom tira fuori un portafoglio dal taschino del soldato. Contiene una ciocca di capelli che Tom lascia cadere sul corpo dell'uomo. C'è anche la foto di un castello in cima a una montagna, come in una fiaba; Tom fa cadere anche quella.
Una fotografia che sembra essere dello stesso giovane cattura l'interesse di Tom. La tiene su per guardarla più a lungo.
Dall'alto, vediamo un campo dove una piccola figura – Tom? – sta correndo disperatamente, mentre gli spari risuonano intorno a lui. La macchina da presa segue il soldato nella sua fuga. Per quanto corra veloce, non riesce a superare l'angolo in basso a destra dell'inquadratura.
Ancora in un campo lungo, vediamo il soldato da terra. Si dirige verso il punto in cui è appena scoppiata una bomba. La composizione orizzontale dell'inquadratura – le file di cespugli, le linee delle cime degli alberi contro il cielo – sembra intrappolarlo.
In sagoma, corre attraverso una foresta di alberi ad alto fusto. Ora le linee verticali dei tronchi sembrano bloccarlo.
Corre attraverso gigantesche pozzanghere, con proiettili che gli volano intorno.
Corre verso di noi a rallentatore, fuori fuoco, come nell'inquadratura iniziale del soldato che cade. Da fuori campo, una voce grida disperatamente: "Buttati a terra! Buttati a terra!"
Un'esplosione improvvisa oscura lo schermo. Quando il fumo si dissolve, sentiamo un'esplosione e poi silenzio. Tom è stato colpito. Cade silenziosamente: sentiamo il tonfo della sua arma che urta il terreno.
Nell’inquadratura successiva, vediamo una fotografia di Tom in piedi sull'attenti nella sua uniforme, il basco nero ben sistemato sopra la testa. Una mano – quella della madre di Tom – tiene la fotografia con cura, per il bordo, in modo da non sporcarla. Nei suoi elementi, questa immagine ricorda l’inquadratura di Tom che guarda la foto del tedesco morto.
La madre di Tom appoggia la fotografia contro la statuetta di un soldato della prima guerra mondiale, accanto alla vecchia cravatta di Tom, che è arrotolata ordinatamente dentro il suo colletto. Tutto è amorevolmente appoggiato su un centrino di merletto.
Torniamo in treno, Tom sta ancora dormendo, con la testa appoggiata alla tappezzeria a foglie. Improvvisamente, i suoi occhi si aprono; guarda dritto davanti a sé con un'espressione tormentata.
Mentre la campagna inglese scorre all'esterno, Tom si alza in piedi e apre il finestrino. Si sporge fuori, come per lasciarsi risvegliare dall'aria fresca. Poi si si siede di nuovo.
Un altro soldato (Davyd Harries) fa scorrere la porta dello scompartimento di Tom per aprirla e guarda dentro.
"Ciao, Jack", dice Tom.
"Siamo soli, eh?" Jack si siede, la tappezzeria a foglie ci ricorda ancora le foglie sotto la testa del tedesco morto. "Sei un tipo un po’ solitario, vero?"
"Avevo voglia di leggere".
"Cristo, vorrei che questa cazzo di guerra fosse finita" – si lamenta Jack – "Versi il tuo sangue e le tue viscere per aiutare i belgi... e poi, quattro anni dopo, ti prepari a versarli di nuovo per aiutare i fottuti francesi. E nel mezzo, vai a remare sulla costa sud, imparando come tenere asciutto il tuo maledetto fucile. È un cazzo di casino, se lo chiedi a me. Sono stato nelle dannate truppe di Sua Maestà per quattro anni e mezzo... ho visto il servizio attivo, e ora vogliono rimandarmi alla dannata scuola di combattimento. Sai cosa significa, vero?"
"No".
"Vuol dire che saremo i primi a sbarcare quando faranno la dannata invasione, ecco cosa". Jack guarda Tom con un'espressione piatta e fatalista.
Tom pensa per un attimo, poi commenta con un sorriso: "Suppongo che qualcuno debba andare per primo".
"Non è un cazzo di scherzo!" Il volto di Jack mostra un misto di indignazione e rassegnazione.
Il sorriso di Tom svanisce.
Ma Jack, in cambio, sorride ampiamente a Tom. Da un soldato esperto, Jack ha un atteggiamento paterno nei confronti di Tom: gli ricorda il pericolo – ma non vuole nemmeno che si preoccupi troppo.
La faccia di Tom fiorisce nuovamente in un sorriso.
Ma qualche pensiero – forse il ricordo del suo sogno – conferisce alla sua faccia un aspetto cupo mentre lo schermo diventa nero.
Vediamo i fari di un camion, minuscoli nella vasta oscurità. Dopo aver attraversato un ponte, il camion viene fermato da un soldato con una torcia – un altro punto luminoso nel buio.
Gli uomini escono e si mettono in fila in formazione, sull'attenti. La figura centrale assomiglia molto alla foto che abbiamo appena visto di Tom con il suo berretto.
Una voce li informa: "Ora sarete portati sulla costa dove sarete raggiunti dalle forze alleate e parteciperete a esercitazioni combinate e ad addestramento d'assalto".
Alla luce del giorno, gli uomini sbarcano da una nave, portando il loro pesante equipaggiamento. I loro stivali pestano rumorosamente sulla passerella di legno.
Gli uomini marciano in formazione, in file di quattro, indossando elmetti di metallo, con pacchi ingombranti sulla schiena. Passano accanto ai camion che vengono caricati e anche alle ambulanze, con le croci ben visibili sul tetto. Vista dall'alto, la colonna di uomini riempie tutto il campo, sembra non avere fine.
Questi sono i preparativi per il D-Day: l'invasione della Francia occupata dai nazisti.
Mentre il loro treno inizia a muoversi, i soldati americani si sporgono dal finestrino e scambiano battute con una donna inglese, vestita con un cappotto e un cappello da pioggia, che li saluta.
"Vogliamo rivederti, amore!"
"Oh-ho! E io voglio rivedere te, soldato", risponde lei allegramente.
"Lanciaci un bacio, tesoro!"
"Buona fortuna! Buon divertimento! Ciao!”
"Come va? Facciamoci una sveltina".
"Sfacciato!"
"Dai, tesoro!"
"Ciao!"
Il treno esce dalla stazione, soffiando fumo, e curva lentamente attraverso l’inquadratura, seguendo l'elegante linea delle rotaie. Sullo sfondo, una fila di alberi spogli fa da guardia.
Vediamo i soldati accalcati in una piccola barca, i loro remi sono quasi inutili nel mare agitato. È un esercizio di addestramento.
La barca si immerge per un attimo, schiantandosi contro la roccia sul bordo dell'acqua mentre gli uomini faticano a rimanere al loro posto.
Una nave da guerra è in posizione in acqua. Da un altoparlante, una voce istruisce gli uomini a sbarcare il più rapidamente possibile. Scendono lungo il fianco della nave e camminano verso la riva, con l'acqua fino alle cosce. Le loro sagome in processione tagliano l'inquadratura, rimpicciolendosi fino alla grande massa della nave.
Dall'altoparlante, una voce calma ordina: "Spostatevi sulla spiaggia e unitevi alla vostra compagnia. Continuate a muovervi. Continuate a muovervi".
Sulla battigia, file di figure nere disegnano archi sopra le dune. Al largo, vediamo che le navi da guerra rimangono fianco a fianco, scaricando soldati.
Mentre sbarcano, agli uomini viene detto di tenersi alla corda e di tenere i fucili sopra la testa. La nave li domina.
Visti in un campo lungo, gli uomini camminano verso terra in una fila ordinata. Dall'altoparlante arriva il comando: "Risalite la spiaggia”.
Bellissime immagini dell'arma sperimentale chiamata Panjandrum.
La compagnia di Tom è in un mezzo da sbarco, ammassata contro le pareti. Non lo sanno, ma questa è un'esercitazione per l’approdo del D-Day.
Gli viene detto: "Rimarrete in queste posizioni fino a quando non vi verrà ordinato di tenervi forte per l’impatto con la spiaggia".
Tom è seduto accanto ad Arthur. Sotto i loro elmetti, entrambi sembrano ansiosi.
Da dietro di loro, Jack dice: "Questo è un maledetto incubo".
Tom risponde: "Mi sento male".
Jack avverte: "Attento. Stiamo arrivando".
E la voce all'altoparlante: "Pronti a colpire la spiaggia".
Con una colonna sonora di musica dissonante, gli uomini si precipitano fuori dal mezzo da sbarco su una spiaggia. Le loro immagini sono sfocate, come nel sogno di Tom, come nella sequenza di apertura del soldato che cade. Siamo nel regno delle ombre e delle premonizioni. Quando l'ultimo uomo salta giù, lo schermo diventa nero.
FINE PARTE III
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GLOSSARIO
accalcati (accalcare) – jammed (past participle as adjective)
un altoparlante (e/i) – a loudspeaker
ammassata (ammassare) – clustered (past participle)
l’arma (a/i) – the weapon
assomiglia (assomigliare) – it resembles
un atteggiamento (o/i) – an attitude
avverte (avvertire) – he warns
il basco (co/chi) – the beret
la battigia (ia/ie) – the shore
battute (a/e) – clever lines
i belgi (ga/ga/ghi/ghe)– the Belgians
cattura (catturare) – it captures
un centrino (o/i) – a doily
una ciocca (cca/cche) – a lock (of hair)
il colletto (o/i) – the collar
una colonna (a/e) sonora (a/e) – a soundtrack
le cosce (scia/sce) – the thighs
cupo (o/a/i/e) – somber
da – as
si dissolve (dissolversi) – it clears
domina (dominare) – it towers over [something]
i fari (o/i) – the headlights
fa (fare) scorrere - he slides
faticano (faticare) – they struggle, work hard
una fiaba (a/e) – a fairy tale
le forze alleate – the Allied Forces
fruga (frugare) – he goes through, rummages through
la fuga (ga/ghe) – the flight, escape
incisa (incidere) – engraved (past participle as adjective)
un incubo (o/i) – a nightmare
ingombranti (e/i) – bulky
lanciaci (lanciare) – throw us [something]
al largo – out at sea (or other body of water)
Sua Maestà (no change) – His Majesty
maledetto (o/a/i/e) – damned
merletto (o/i) – lace
un mezzo (o/i) da sbarco – a landing craft
ordinatamente – neatly
la passerella (a/e) – the walkway
pestano (pestare) – they stomp
un portafoglio (io/i) – a wallet
pozzanghere (a/e) – puddles
il regno (o/i) – the realm
i remi (o/i) – the oars
rimpicciolendosi (rimpicciolirsi) – they are receding, getting smaller
sbarcare – to go ashore
scambiano (scambiare) battute – they banter
schiantandosi (schiantarsi) – crashing
è scoppiata (scoppiare) – it burst, exploded
scorrere – to slide
sfocate (sfocare) – blurred, out of focus (past participle as adjective)
gli spari (o/i) – the gunshots
spogli (io/ia/i/ie) – bare
si sporgono (sporgersi) – they lean
una sveltina (a/e) – a quickie
il tonfo (o/i) – the thud
una torcia (ia/e) - a flashlight
le truppe (a/e) – the forces, troops
urta (urtare) – it hits, bumps into
le viscere (no change) – the guts, viscera