Regia: Keisuke Kinoshita (1954)
La signorina Oishi entra nell'ufficio del preside. "Che cosa c’è?" gli chiede.
Lui si precipita a chiudere la porta facendola scorrere. "Per favore siediti”.
Lui prende il suo posto alla scrivania e lei si siede sulla sedia che lui ha posizionato per lei.
Sporgendosi verso di lei, annuncia: "La gente dice che sei una rossa!” È piuttosto agitato.
"Cosa?"
"Devi stare più attenta!" esclama.
"Temo di non capire. Cosa dice la gente che ho fatto?"
"Ti ho già avvertita prima. Ci sono cose di cui un insegnante non deve parlare con i suoi alunni".
Continua a sporgersi in avanti, puntando la sua pipa verso di lei. Nella parte posteriore dell'immagine, i pannelli quadrati tengono le due figure in posizione, collegate, ma separate.
"Non riesco a pensare a quello che potrei aver detto. Non ho detto loro niente di sbagliato".
"Ecco dove sta il pericolo. Sei giovane. Sputi fuori tutto quello che ti entra in testa. Non puoi farlo
di questi tempi! Attenta alle parole o ti metterai nei guai".
"Attenta a quali parole?"
“C'è stata tensione al confine sovietico. Ci sono esercitazioni aeree anche su quest'isola! Tutto il paese sta battendo i tamburi di guerra, mentre continui a dire che è stupido diventare un soldato!”
"Io non voglio solamente che i miei studenti vengano uccisi".
Vediamo il volto della signorina Oishi in primo piano mentre il preside continua a sgridarla fuori campo.
"Non funzionerà!”
"Ma io solo..."
"Basta non dire nulla. Non vedere niente, non sentire niente, non dire niente!" Sentendo le sue parole, la signorina Oishi guarda in basso, costernata, contrariata.
"Il nostro unico dovere come insegnanti è quello di crescere cittadini per servire la nazione".
La scuola è riunita all'esterno per la cerimonia di consegna dei diplomi. Gli studenti cantano:
Noi ammiriamo i nostri insegnanti
Così grati per la loro gentilezza
Gli anni al parco giochi
Sono passati così in fretta
Guardiamo indietro
A quei giorni preziosi
Ma ora dobbiamo separarci
E dire addio
L'amicizia e la gentilezza
Mostrate ogni giorno
Rimarranno con noi
Per il resto delle nostre vite
Ci arrangeremo da soli
Lavoreremo sodo
E ci faremo un nome
Ma ora dobbiamo separarci
E dire addio
Non dimenticheremo mai gli ann
Che abbiamo trascorso qui
Ma ora dobbiamo separarci
E dire addio
Dopo averci mostrato i singoli studenti e la solenne fila degli insegnanti, con le teste chinate, la macchina da presa si ferma su alberi da frutto che sono fioriti. È primavera.
La signorina Oishi si siede a letto, splendidamente incorniciata dalla porta. Appena fuori, il ciliegio è in piena fioritura. "Mamma?"
"È andata a fare spese" – dice suo marito – "Come ti senti?"
"Meglio. Un po' di sonno è servito allo scopo".
"Quella gita scolastica ti ha sfinita".
"No, è il bambino”.
"Sbrigati ad averlo!"
"Non essere sciocco!"
"Renderà il ritorno a casa molto più divertente", dice lui.
Lei si mette un kimono sulle spalle.
"Sono sicuro che il nostro bambino sarà adorabile" – dice il marito – "Ma il tuo lavoro probabilmente ti ha reso stufa dei bambini".
"La verità è... sono stufa di insegnare. La scuola inizia tra due giorni. Forse dovrei dimettermi".
"Perché?"
"Vorrei lasciare la scuola e aprire un negozio di dolciumi. Ho fatto del mio meglio per i miei studenti per sei anni, ma il rapporto tra noi non funziona. Non mi è permesso creare un vero legame con loro se non attraverso il libro di testo approvato dallo Stato. Che ipocrisia! ‘Lealtà’ e ‘patriottismo’ dall'alba al tramonto!"
Lei continua: "I miei ragazzi vogliono tutti diventare soldati. È terribile!"
"Sono i tempi" – risponde il marito – "Puoi fermare la guerra gestendo un negozio di dolciumi?"
"Avrei dovuto ascoltare mia madre. ‘Mai sposare un marinaio’”.
"Mi hai implorato di sposarti!"
Lei ride, poi diventa seria. "Cosa succederà se scoppia la guerra?"
Risponde alla sua stessa domanda. "Le nostre vite saranno interrotte. Sarai arruolato su una nave che potrebbe essere affondata in qualsiasi momento. Potrei rimanere vedova con un bambino in arrivo". All'improvviso si rivolge a lui. "Dì! Se lascio io, perché non lasci anche tu? Potremmo fare i contadini".
"No, grazie, ma lascia tu se vuoi".
"Lo farò. Lo dirò a mia madre".
"Non stai essendo un po' impulsiva?"
"No!"
"Beh, tua madre è troppo anziana per le sorprese”.
Incorniciato dalla porta, il profilo pensieroso della signora Oishi è echeggiato da quello del marito.
Tristemente, lei conclude: "Sono seria. Ne ho abbastanza di insegnare".
Da fuori campo, sua madre la chiama: "Hisako! Ci sono degli studenti qui".
"Davvero?" Lei salta su e va fuori, mentre suo marito arrotola il futon.
"Benvenuti" – dice ai suoi studenti – "Perdonate il mio aspetto. Stavo dormendo. Sono così contenta che siate venuti".
Sono Takeichi, nella sua uniforme scolastica, e Kit-chin, in kimono con i geta ai piedi. Si avvicinano e si inchinano, dicendo all'unisono: "Buongiorno!”
Il mare è visibile dietro i ragazzi: la signorina Oishi, naturalmente, vive sull'isola di Shodoshima.
"Venite dentro", dice.
"Dobbiamo prendere il prossimo autobus tra 15 minuti", dice Takeichi.
"Davvero? Prendete quello dopo!"
"Così non torneremmo prima che faccia buio", spiega Kit-chin.
"Capisco. Aspettate e vi accompagno alla fermata".
"Kit-chin, a cosa serve quel berretto da caccia*?" chiede, riferendosi a qualcosa che il ragazzo ha in mano.
Lui spiega: "Non andrò alle superiori".
"Davvero stai lasciando?"
"Grazie per tutto quello che hai fatto".
*I ‘berretti da caccia’ erano in realtà indossati dai mercanti all'epoca.
"Abbi cura di te", dice Kit-chin, e i ragazzi si inchinano.
"Aspettate" – ride lei – "Vengo con voi. Cosa farete adesso?"
"Domani parto per un apprendistato a Osaka. Il mio datore di lavoro mi manderà alla scuola serale".
"È tutto deciso? Che tipo di lavoro?"
"Un banco dei pegni".
"Farai il prestatore su pegno?"
"No, solo il commesso. Lavorerò fino a quando non sarò arruolato”.
"Hmm... Beh, sii un bravo commesso, e scrivimi”. Si avvicina a lui e gli mette il berretto in testa, dove sembra enorme: un cappello da adulto dentro cui non è ancora cresciuto.
Lei chiede all'amico: "Takeichi, quando inizia la scuola?”
"Tra due giorni".
"Davvero?" Lei gli mette il cappello.
Fa un passo indietro e li osserva, mentre la macchina da presa fa una panoramica dai piedi alla testa dei ragazzi. Loro si guardano l'un l'altro e sorridono ampiamente. L'arco di un ramo di ciliegio in fiore dietro la testa di Takeichi crea un'altra bella composizione.
Si scambiano sorrisi con la loro amata maestra. Da fuori campo, sua madre chiama: "Hisako!”
"Stai davvero abbandonando l'insegnamento?"
"Sì, te ne parlerò più tardi".
"Smetti di insegnare?" chiede uno dei ragazzi.
"Proprio così. Non sarà divertente senza voi due lì!"
La signorina Oishi accompagna gli studenti all'autobus, con una mano sulla spalla di ognuno di loro, su uno sfondo splendidamente stratificato di alte piante selvatiche in fiore e la curva scavata della montagna.
"Assicuratevi di venire a trovarmi durante le vostre vacanze! Voglio vedervi tutti belli cresciuti. Siete stati i miei primi studenti, e gli ultimi. Ora saremo buoni amici".
"Hai!" concorda Kit-chin.
"Anche tu, Takeichi!" dice lei.
"Hai!"
Kit-chin riferisce: "Fujiko e la sua famiglia si sono trasferiti a Hyogo ieri”. La famiglia ha detto ai vicini che si trasferiranno nella prefettura di Hyogo, senza nominare una città in particolare. Quindi la loro esatta destinazione rimane misteriosa, suggerendo un futuro condannato per la famiglia di Fujiko.
"Ieri?" La signorina Oishi è sorpresa.
"Cinque persone e la loro roba nella barca dell'uomo din don dan! Avevano solo futon e pentole".
"I suoi genitori non hanno mai fatto lavori manuali" – aggiunge Takeichi – "Tutti hanno paura che diventino mendicanti".
La maestra dice: "Mi dispiace tanto per Fujiko".
Sentiamo un violino suonare "Auld Lang Syne" mentre l'autobus si ferma e la bigliettaia esce per accogliere i nuovi passeggeri e prendere i loro biglietti. I ragazzi si tolgono il cappello e salutano la loro maestra con profondi inchini. "Grazie di tutto" – dice Kit-chin – "Abbi cura di te".
"Statemi bene", risponde lei.
"Sayonara", dice Takeichi.
"Sayonara, e abbiate cura di voi", dice lei, chinando il capo.
La signorina Oishi guarda i ragazzi mentre salgono sull'autobus. Mentre si allontana, lei corre per qualche passo verso di esso nei suoi geta.
Saluta con la mano e i ragazzi rispondono, con i cappelli in mano, allungando le braccia fuori dai finestrini dell'autobus.
Lei corre verso la cresta della collina, il cielo ampio dietro di lei. Resta in piedi salutando, la stoffa del suo kimono scompigliata dalla brezza, fino a quando l'autobus non è fuori dalla vista. Mentre le ultime note di "Auld Lang Syne" suonano, abbassa finalmente il braccio e lo schermo sfuma a nero.
FINE PARTE IX
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GLOSSARIO
accogliere – to greet
affondata (affondare) – sunk (past participle)
dall'alba al tramonto – from dawn till dusk
ammiriamo (ammirare) – we look up to, admire
anziana (o/a/i/e) – old
un apprendistato (o/i) – an apprenticeship
ci arrangeremo (arrangiarsi) – we will fend for ourselves
in arrivo– on the way
arrotola (arrotolare) – he rolls up [something]
l’aspetto (o/i) – the appearance
ho avvertita (avvertire) – I warned
un banco (co/chi) dei pegni – a pawnshop
sta battendo (battere) – it is banging, beating
berretto (o/i) – cap
la bigliettaia (aio/aia/ai/aie) – the conductor, ticket-taker
caccia – hunting
collegate (collegare) – connected (past participle)
condannato (condannare) – doomed (past participle as adjective)
il confine (e/i) – the border
i contadini (o/a/i/e) – the farmers
costernata (consternare) – dismayed (past participle as adjective)
dimettermi (dimettersi) – I resign
dolciumi – candy
il dovere (e/i) – the duty
esercitazioni (e/i) aeree (a/e) – air-raid drills
fa (fare) una panoramica (ca/che) – it [the camera] pans (cinematic term: stationary camera rotates, normally across a horizontal area)
fare spese – to go shopping
ci faremo (farsi) un nome – we will make a name for ourselves
fioriti (fiorire) – blossomed, bloomed (past participle)
non funzionerà (funzionare) – it won't do
la gentilezza (a/e) – the kindness
interrotte (interrompere) – cut short (past participle)
il libro (o/i) di testo – the textbook
lealtà (no change) – loyalty
mendicanti (e/i) – beggars
il parco (co/chi) giochi (no change) – the playground
piena (o/a/i/e) – full, peak
piuttosto – quite
il prestatore (e/i) su pegno – the pawnbroker
puntando (puntare) – pointing, aiming
ti ha reso (rendere) stufa (o/a/i/e) di – it made you sick of
rimarranno (rimanere) – they will stay
la roba (a/e) – the stuff
scavata (scavare) – scooped, scooping (past participle as adjective)
scompigliata (scompigliare) – ruffled (past participle as adjective)
scoppia (scoppiare) – it breaks out, erupts
la scuola (a/e) serale – the night school
selvatiche (co/ca/ci/che) – wild
è servito (servire) allo scopo – it did the trick
ti ha sfinita (sfinire) – it wore you out
singoli (o/a/i/e) – individual
solenne (e/i) – solemn
sporgendosi (sporgersi) – leaning
sputi (sputare) fuori – you blurt out
stratificato (stratificare) – layered (past participle as adjective)
i tamburi (o/i) – the drums
si tolgono (togliersi) – they take off, remove
abbiamo trascorso (trascorrere) – we have spent
si sono trasferiti (trasferirsi) – they moved (residence)
uccisi (uccidere) – killed (past participle)