Regia: Keisuke Kinoshita (1954)
Una didascalia ci dice che ora è autunno: ottobre.
I ragazzi sono in gita scolastica con la signorina Oishi,* a bordo di un traghetto. Come sempre, il loro tempo insieme è pieno di canzoni, questa dedicata a Konpira, il dio giapponese della gente di mare.
Lui mostra il suo bastone d'oro
E sgombra la nebbia
dalle montagne e dai mari
Ancora una volta, adesso!
Konpira arriva
dalle ombre
delle foglie fresche della montagna
Gli studenti sono sulla strada per il tempio di Konpira, situato nella città di Kotohira sul Monte Zozu.
*In accordo con l'usanza giapponese, la signorina Oishi, da figlia unica, eredita la casa dei suoi genitori; il suo nuovo marito è entrato nella famiglia di lei e ne prende il nome. Notate che l'usanza giapponese non distingue tra ‘signorina’ e ‘signora’. Comunque gli studenti la chiamano semplicemente sensei (maestra/insegnante) o signorina Ciottolo. Quindi continueremo a chiamarla signorina Oishi in questo cineracconto. Il modo in cui è chiamata in giapponese non è cambiato e anche per noi è così.
Mentre cantano, le loro teste ondeggiano avanti e indietro a tempo con la musica.
Ti tiene al sicuro con il maltempo
Illumina la strada con la sua lanterna
Fino a quando non getti l'ancora
La signorina Oishi controlla discretamente il suo orologio da polso. Indossa un bellissimo kimono di seta.
“Vorrei che Fujiko e Sanae fossero potute venire", commenta.
"Anche Mi-san, ma è figlia unica", risponde Ma-chan.
"È per questo che non è potuta venire?"
"Potrebbe prendere un raffreddore".
"Ha detto così?"
"Ma poter vedere Konpira è un'occasione unica nella vita!" esclama l'insegnante.
"Sto usando i soldi della pesca", dice Tanko.
"Io ho venduto delle uova, e con Sonki abbiamo saccheggiato i nostri conti in banca, non è vero?" dice Kit-chin.
"Sì!" annuisce Sonki.
Takeichi interviene: "I miei hanno detto che avrei dovuto usare i miei risparmi".
"I tuoi genitori sono avari" – dice Nikuta – "Mio padre mi ha comprato questa uniforme!" Salta giù dalla panchina per metterla in mostra.
"Cos'hanno le tue scarpe?" chiede Tanko, indicando i piedi di Nikuta. Nikuta alza l'orlo dei pantaloni per rivelare le sue nuove scarpe da ginnastica bianche, un bel po' troppo grandi per lui. I ragazzi ridono tutti.
"Riesci a camminare con quelle?" chiede l’insegnante.
"La famiglia di Fujiko è piena di debiti, quindi lei non è potuta venire" – riferisce Mi-San – "La loro grande casa sta per essere pignorata".
La signorina Oishi la rimprovera: "Non dovresti parlare di queste cose. Vuoi fare l'ostetrica, vero? Una buona ostetrica non spettegola".
"Cantiamo ancora un po'", propone.
Tanko dice: "Lascia cantare Ma-chan".
La signorina Oishi concorda. "Ma-chan, sei la migliore cantante della scuola".
I ragazzi applaudono con approvazione.
Prendendo posto sul lato della barca, Ma-chan inizia a cantare. Vediamo la scia schiumosa che la barca incide nell'acqua.
Camminando lungo la spiaggia
Alla luce del mattino
Mi vengono in mente
Persone dei tempi passati
Qualcosa ha catturato l’occhio della signorina Oishi. Guarda fisso oltre il fianco della nave con un grande sorriso sul viso.
"Ecco la barca turistica!" esclama Nikuta. Tutti corrono sul lato a guardare. La barca turistica scivola in prossimità di alcune imbarcazioni più piccole.
In un campo lungo, l'immagine è divisa nelle tre bande familiari: il mare tranquillo, una sottile striscia di montagne e il cielo vasto, con qualche leggera nuvola.
"Ecco la nave di suo marito!" esclama Mi-san. I bambini battono le mani.
Prendendo in giro il signor Oishi, la piccola banda sulla barca turistica suona "Casa! Dolce casa!" Lui li guarda e sorride.
Le barche si muovono rapidamente l'una verso l'altra, mentre i ragazzi salutano allegramente.
Nella loro eccitazione, alcuni studenti corrono verso la parte anteriore del traghetto, ancora salutando. Appoggiato alla ringhiera, il marito della signorina Oishi restituisce il saluto con la mano.
I ragazzi incoraggiano la signorina Oishi:
"Maestra, saluta!”
"Non saluti?"
"Eccolo lì. Conosco quel muso. Hey, signor Ciottolo!"
Infine, le barche si incrociano, e la signorina Oishi fa un cenno, il suo volto illuminato da un sorriso.
Il gruppo è riunito tra le rovine del castello di Yashima. Ridendo e chiacchierando, gettano in mare piccole piastrelle dal cornicione. Queste piastrelle – sottili come cracker di riso – vengono lanciate per buon auspicio e sicurezza. La signorina Oishi non ha la loro energia. Si siede e si riposa fuori dalla sala da tè, con una teiera e delle tazze al suo fianco. Con un fazzoletto si pulisce il viso.
Come ormai ci aspettiamo in questo film, ogni inquadratura è ben composta.
Al parco di Ritsurin, nella città di Takamatsu, i ragazzi stanno in piedi su un ponte ad arco, chiacchierando e gettando allegramente cibo ai pesci. La signorina Oishi, apparentemente esausta, si siede e si pulisce il collo.
Notandola, la signora Tamura (Kimiyo Ôtsuka), un'altra delle insegnanti in gita, chiede: "Ti senti male?”
"No, sto bene".
Al parco di Ritsurin, nella città di Takamatsu, i ragazzi stanno in piedi su un ponte ad arco, chiacchierando e gettando allegramente cibo ai pesci. La signorina Oishi, apparentemente esausta, si siede e si pulisce il collo.
Notandola, la signora Tamura (Kimiyo Ôtsuka), un'altra delle insegnanti in gita, chiede: "Ti senti male?”
"No, sto bene".
Finalmente arrivano al Monte Zozu. Con grande vigore, gli studenti salgono le scale del tempio di Konpira. La signorina Oishi è il fanalino di coda.
Di buon umore, i ragazzi corrono verso il bordo della piattaforma di osservazione. Gli insegnanti li seguono.
Quando la signorina Oishi si siede da parte, all'ombra, la signora Tamura si avvicina di nuovo a lei. "Sei pallida".
"Sono stanca e mi sento infreddolita".
"Un po’ di noodles udon caldi sarebbero buoni”.
La donna controlla l'orologio. "Vengo con te. Abbiamo tempo”.
Mentre camminano lungo la vivace strada della città, la signora Tamura nota un ristorante che promette bene. "L'udon in brodo fa bene per il raffreddore", commenta.
"Proviamo laggiù", risponde la signorina Oishi, indicando.
Mentre camminano verso il negozio di noodles, sentono una cameriera gridare: "Una tempura!”
La signorina Oishi si ferma per un momento, pensierosa, e poi segue la voce in un altro ristorante. Separa le corde appese della tenda alla porta e guarda all'interno.
"Mat-chan!" esclama, con uno sguardo sorpreso.
Mat-chan è vestita da cameriera, truccata, con i capelli legati all'indietro. Sta in piedi in silenzio ad osservare la maestra.
Nello sfondo, sentiamo il dolce suono della canzone che parla di Madre Corvo che lascia i suoi preziosi piccoli.
La signorina Oishi e Mat-chan escono in strada. Dall'interno, guardiamo attraverso la tenda penzolante mentre Mat-chan si inchina educatamente.
"Quindi non eri a Osaka? Sei stata qui tutto il tempo?" chiede la signorina Oishi, incredula.
Mat-chan risponde con un minimo cenno del capo.
La datrice di lavoro di Mat-chan (Chieko Naniwa) esce. "Potrei chiedervi chi siete? Non posso farla uscire".
Mat-chan spiega: "Questa era la mia maestra. È stata molto gentile con me".
La signorina Oishi si presenta, con un inchino educato.
"Bene, bene! Gentile da parte sua venire. Prego, entrate”. Quindi la proprietaria istruisce Mat-chan: "Porta loro del tè".
La signorina Oishi invita la signora Tamura ad unirsi a lei.
Timidamente, Mat-chan serve il tè alle insegnanti.
La signorina Oishi dice: "Mi chiedevo cosa ti fosse successo. Ma sono contenta che tu stia bene. Sembra che tu stia lavorando sodo".
La proprietaria si avvicina e dice: "Sì, è di grande aiuto. C'è così tanto da fare in un ristorante". Bruscamente manda Mat-chan a occuparsi di alcuni clienti e chiacchiera un attimo con le insegnanti, scacciando le mosche mentre parla.
Viene fuori che il ristorante non ha noodles e le insegnanti decidono di andarsene.
La signorina Oishi guarda la sua ex alunna, che timidamente restituisce il suo sguardo, poi guarda in basso.
Di ritorno, la proprietaria mette giù un bollitore per il tè. "Prendete il prossimo traghetto? Partirà presto".
"Hai", risponde tranquillamente la signorina Oishi. Poi si rivolge alla sua compagna. "Andiamo?"
"Non hai intenzione di parlarle?" le risponde la collega.
"È piuttosto impegnata", spiega la proprietaria.
"Mi dispiace di averla disturbata", dice la signorina Oishi. Lei e la signora Tamura si alzano e si inchinano mentre Mat-chan guarda miseramente il pavimento.
"Per favore perdonate la nostra scarsa ospitalità", risponde la proprietaria, con un inchino ancora più profondo.
La signorina Oishi si rivolge alla sua ex allieva: "Mat-chan... abbi cura di te. Scrivimi, e scriverò anch'io".
Mentre Mat-chan sta in piedi, la sua testa chinata sul petto, la signorina Oishi dice: "Sayonara".
Quando le due donne se ne sono andate, Mat-chan corre fuori dal retro ed entra nel vicolo, chiamando: "Maestra!”
Ma in quel momento i suoi ex compagni di classe passano di corsa e lei si nasconde da loro.
Appena fuori dal vicolo, gli studenti stanno per un momento felice in gruppo intorno alla loro maestra, tenendosi per mano. Uno chiede: "Maestra, dove sei andata?”
Quando sono passati, Mat-chan esce e li segue con lo sguardo. Si asciuga le lacrime dal viso.
Dopo una dissolvenza, la vediamo in riva al mare, mentre guarda i suoi vecchi amici tornare a casa in traghetto. Sentiamo le loro voci gioiose mentre cantano:
Madre Corvo, perché piangi?
Perché ho lasciato
I miei sette preziosi piccoli
Là in montagna
Mat-chan cammina accanto al muretto sul mare, con il viso tra le mani, piangendo.
Passa accanto a degli operai che trainano i loro carretti: la vita dell'isola continua. Ma lei non può continuare. Si piega in avanti come se soffrisse e piange incontrollabilmente per l'infanzia che ha perso. Lo schermo sfuma a nero.
FINE PARTE VII
Here is the link to Parte VIII of this cineracconto. Subscribe to receive a weekly email newsletter with links to all our new posts as well as additional information about the film.
GLOSSARIO
abbi (avere) cura! – take care!
avari (o/a/i/e) – singy
il bastone (e/i) – the staff, cane
un bel po' – quite a bit
un bollitore (e/i) – a tea kettle
brodo (o/i) – broth
buon umore – high spirits, good mood
i carretti (o/i) – the carts
un cenno (o/i) del capo – a nod
chinata (chinare) – bent (past participle as adjective)
cos'hanno (avere) – what's wrong with
la datrice (tore/trice/tori/trici) di lavoro – the employer
eredita (ereditare) – she inherits
il fanalino (o/i) di coda – the one who brings up the rear
il fianco (co/chi) – the side
le foglie (ia/ie) – the leaves
la gente di mare – the seafarers
gioiose (o/a/i/e) – joyful
gita (a/e) – excursion, outing
imbarcazioni (e/i) – boats
incide (incidere) – it carves
si incrociano (incrociarsi) – they cross
interviene (intervenire) – he chimes in
le lacrime (a/e) – the tears
laggiù – over there
leggera (o/a/i/e) – hazy
metterla (mettere) in mostra – to show it off
i miei (no change) – my folks
le mosche (ca/che) – the flies
si nasconde (nascondersi) – she hides
occuparsi di – to take care of, manage
oltre – beyond
ondeggiano (ondeggiare) – they sway
gli operai (aio/aia/ai/aie) – the workers
l’orlo (o/i) - the hem
l’orologio (io/i) da polso – the wrist watch
l'ostetrica (ca/che) – the midwife
la panchina (a/e) – the bench
da parte – off to the side
pignorata (pignorare) – repossessed (past participle)
promette (promettere) bene – promising
un raffreddore (e/i) – a cold
riferisce (referire) – she reports
la ringhiera (a/e) – the rail
i risparmi (no change) – the savings
abbiamo saccheggiato (saccheggiare) – we raided, looted
salta (saltare) – he jumps
salutano (salutare) – they wave
scacciando (scacciare) – swatting
scarsa (o/a/i/e) - poor
schiumosa (o/a/i/e) – foamy
la scia (ia/ie) – the wake (in water)
scivola (scivolare) – it glides
seta (a/e) - silk
sottile (e/i) – thin
una striscia (ia/e) – a strip
una teiera (a/e) – a teapot
il tempio (io/li) – the shrine
trainano (trainare) – they pull
il vicolo (o/i) – the alley
viene (venire) fuori – it turns out
vivace (e/i) – bustling, lively