Phoenix, Parte I

Regia: Christian Petzold (2014)

Titolo italiano: Il segreto del suo volto

Fotografia: Hans Fromm

ENGLISH TRANSLATION

Una donna (Nina Kunzendorf) sta guidando una macchina. È buio. Dà un'occhiata verso destra alla sua passeggera, che noi ancora non vediamo.

Arrivano alla frontiera.  È il posto di blocco svizzero-tedesco e una guardia si avvicina a loro con una torcia. Scruta dentro la macchina. Il viso della passeggera è ricoperto di bende insanguinate. Avvolta in una coperta, la donna (Nina Hoss) sembra immobilizzata, ma sta fissando la guardia.

Lui punta la sua torcia proprio su di lei. Dice: "Voglio vedere il suo viso". La passeggera geme per il dolore. Si rannicchia e nasconde il volto sotto la coperta.

L'autista dice all'uomo, "Posso parlarle un minuto?" Scende dall'auto e spiega al soldato: "Lei viene dai campi". Inflessibile, l’uomo punta di nuovo la torcia sulla passeggera e insiste: "Fammi vedere il tuo viso! Fammi vedere il tuo viso ora!"

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Gemendo, la passeggera si toglie le bende. Noi non vediamo, ma il soldato sì e rimane colpito.

"Mi scusi," mormora. Poi ordina "Lasciali passare!"

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Adesso è giorno. La donna che guidava nella scena precedente, Lene, è in uno studio medico a Berlino. La sua passeggera, Nelly, è fuori dall’inquadratura.

Sentiamo il dottore che le dice: "Pensavano che fossi morta. Sei fortunata”. Ci sono gravi danni alla faccia. “Lei era una cantante?"

Lene risponde di sì, Nelly è stata una cantante professionista fino al 1938.

Allora l’uomo si rivolte alla paziente: "Sei una donna ebrea. Perché sei tornata qui?"

Sono all'ospedale in una stanza confortevole. Nelly è a letto. Lene siede a tavola, sbucciando una mela. Dice che presto potranno andare a passeggiare. I giardini dell'ospedale sono bellissimi. Nelly chiede, "Chi paga?" L’amica le risponde che sono i soldi della sua eredità. Tutta la famiglia di Nelly infatti è morta. Non è rimasto nessuno.

"Dov'è Johnny?" chiede Nelly.

Le due amiche sono nello studio del dottore. Lui chiede a Nelly a chi le piacerebbe assomigliare. A me stessa, risponde lei. Il dottore suggerisce di pensarci bene perché non potrà più avere la stessa apparenza di prima. E un nuovo viso ha i suoi vantaggi.

"In che modo un nuovo viso è un vantaggio?"

"Sarai una persona nuova e diversa".

Ma Nelly insiste: vuole apparire esattamente come prima.

Nelly entra in sala operatoria per l'intervento chirurgico al viso.

Mentre è sotto anestesia, sogna. Sta camminando su un prato, indossa la sua uniforme da campo di concentramento. Inizia a piovere. Si avvicina a una casa.

Entra lentamente e vede un uomo al pianoforte. Non sta suonando. Chiude il coperchio sopra i tasti.

Improvvisamente, Nelly si sveglia nel suo letto d'ospedale. Vede qualcuno alla sua porta: una donna in camice da ospedale, come lei, il viso coperto di bende. La donna non ha volto, non ha identità, proprio come Nelly. Silenziosamente la donna chiude la porta della stanza di Nelly.

Allora lei si alza dal suo letto e insegue questa figura spettrale.

La segue fino a un ufficio dove la vediamo sedersi sul pavimento ed esaminare qualcosa che ha preso dal muro.

Guardandosi intorno, Nelly nota alcuni libri sulla chirurgia facciale, disegni, un modello in gesso del suo naso.

Cammina verso il muro dove vede una foto con Lene. Poi scorge una foto di se stessa. È piegata a metà. La apre e nell’altra metà vediamo un uomo. Johnny? L'uomo al pianoforte? Non lo sappiamo.

Lene sta lavorando in un ufficio. A quanto sembra, il suo lavoro consiste nel recuperare informazioni relative ai prigionieri dei campi di concentramento. La stanza è buia, all'esterno c’è luce ma le tende sono chiuse. Lene guarda una foto attraverso una lente d'ingrandimento e scrive alcuni appunti. Controllando un elenco di nomi ne trova uno che riconosce.

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All'improvviso si alza. Mentre esce dalla stanza, notiamo che altre donne lavorano su altri banchi ingombri di carte. Iniziamo a capire quanto sia enorme il compito di identificare le persone scomparse durante la guerra.

Fuori dalla stanza buia, la luce sembra quasi accecante. Lene sta riflettendo appoggiata a una scala. Qualcuno urla, lei si gira. Ora vediamo una lacrima che scende sul suo viso.

Il rumore, infatti, è stato causato da un uomo (Ronald Zehrfeld) che riconosciamo: è l'uomo nella foto con Nelly. Corre fuori da un ufficio, e un’impiegata lo insegue: "Signore! Che diavolo pensa di fare?!"

Lene entra nell'ufficio da cui l’uomo e l’impiegata sono usciti. Dei documenti sono sparsi sul pavimento. Ne trova uno che dice "Johannes Lenz, pianista. Divorziato il 4 ottobre 1944”. È Johnny: l'uomo al pianoforte nel sogno di Nelly. L'uomo nella fotografia all’ospedale.

Nelly sta camminando fuori. I giardini sono bellissimi, proprio come Lene le aveva detto. Si siede su una panchina e l’amica si unisce a lei. "Domani ti togliamo le bende”, le dice. Poi aggiunge che ha trovato un appartamento per loro a Haifa. Ha la vista sul mare e una bellissima architettura. Sembra un posto meraviglioso in cui vivere; un rifugio.

Ha anche portato delle foto! Ma Nelly non è interessata.

Dopo l’intervento non può parlare, così scrive una domanda sulla sua piccola lavagna.

"No" – le risponde Lene – "non l'ho visto”.

Allora la ragazza scrive un'altra domanda.

"È stato bombardato. Non esiste più".

Una macchina arriva fino a una zona bombardata. Ne esce Nelly. Le sue bende non ci sono più e vediamo il suo viso livido. Si avvicina alle macerie di un edificio in rovina. Lene esce dalla parte del guidatore e la guarda camminare tra le macerie.

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Nelly osserva il suo riflesso spezzato nei frammenti di uno specchio.

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Insieme risalgono in macchina. Nelly dice: "Non esisto più".

L’amica prova a rassicurarla, ma Nelly la guarda e chiede: "Mi riconosceresti?"

"Sì", risponde Lene.

"No", insiste Nelly. "Quella sono io", dice, mostrando una foto che ha preso dalla clinica.

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Indicando alcune facce cerchiate nella foto, Nelly fa un'altra domanda. "Cosa sono questi cerchi?"

"Quelli sono i nazisti", risponde Lene.

Nelly la guarda incredula, i suoi occhi si riempiono di lacrime. Questa è una sua fotografia con gli amici di prima della guerra. "E le croci sono per i morti?"

"Sì." Dopo una pausa, Lene aggiunge: "È un tale miracolo che tu sia ancora viva."

Nelly è nell'appartamento spazioso che Lene ha trovato per loro. La luce del sole entra dalle finestre. La stanza è luminosa. La governante, Elisabeth, mostra a Nelly i vestiti che l’amica ha acquistato per lei, poi chiede a Nelly quando partiranno per la Palestina. Ma Nelly guarda in basso e mormora che non lo sa ancora.

Entra Lene ed Elisabeth le lascia per andare a preparare la cena.

"Ti piace l'appartamento?"

"Sì", risponde Nelly.

"A proposito, ho messo i documenti per l'appartamento di Haifa sulla scrivania. E ne ho trovati altri due a Tel Aviv".

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"Sai"– aggiunge Lene – "non è stato facile procurarci un visto". Nelly non dice nulla, ma si gira e abbraccia la sua amica.

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Ora di cena. Le due amiche siedono l'una di fronte all'altra al tavolo nella spaziosa sala da pranzo. In sottofondo una canzone: Speak Low, con musica di Kurt Weill e testo di Ogden Nash.

Parla piano quando parli, amore

Il nostro giorno d'estate appassisce troppo presto, troppo presto

Parla piano quando parli, amore

Elisabeth entra nella stanza con un vassoio e serve la cena.


Il nostro momento è rapido, come le navi alla deriva, siamo spazzati via, troppo presto

Parla piano, cara, parla piano

L'amore è una scintilla, persa nel buio troppo presto, troppo presto

Mi sento ovunque vada che il domani è vicino, ...

La governante spegne la musica e lascia la stanza.

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Nelly chiede di sentire di nuovo la canzone e Lene la accontenta.

L’amica le racconta che ascoltava la canzone a Londra prima di addormentarsi. Aggiunge: "Non ne posso più di sentire canzoni tedesche".

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"Quando starai meglio, ci occuperemo dei tuoi beni", dice Lene. A quanto pare, è un’eredità piuttosto consistente. Ci vorrà un po’ per sistemare tutto.

Ci sono proprietà e molti soldi in Svizzera. Sono i soldi delle vittime, però, e questo comporta un obbligo: andare in Palestina e fondare uno stato in cui gli ebrei possano vivere in sicurezza.

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Nelly si sta preparando per uscire. Indossa un cappello nero con un velo.

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Cammina per le strade di Berlino con un'andatura goffa, come Rosetta in La ciociara dopo lo stupro, come se potesse spezzarsi se si muovesse troppo pesantemente.

Si imbatte in un violinista, si ferma e ascolta. Lui le chiede se la musica le piace. "Sì"– risponde lei – "Allora paga”.

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La donna si inginocchia per mettere i soldi nella custodia del violino che si trova aperta sul terreno.

"Sto cercando mio marito" – gli dice – "Anche lui è un musicista".

"Cosa suona?"

"È un pianista".

"Se è fortunato sarà in uno dei cabaret o in un club. Altrimenti, sarà in un angolo con una fisarmonica".

"Che club?"

"Prova il settore americano", le consiglia l’uomo prima di rimettersi a suonare il violino.

Nelly cammina nella notte.

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Trova a un club chiamato Phoenix, ci arriva attraverso una galleria, quasi come se questa conducesse in un altro mondo illuminato dalla luce rossa.

Esita, non è sicura di entrare. Sente che un uomo e una donna stanno lottando dietro l’angolo. "Johnny" – protesta la donna – "Che cosa ho fatto? Volevo solo ballare un po’". L'uomo la afferra e la porta via attraverso un cancello.

Nelly si gira e li segue, di nuovo fuori dalla galleria. Entrano in un vicolo; Nelly aspetta. Quando riemergono lei vede che l'uomo non è il suo Johnny. L'uomo la minaccia brutalmente e le ruba la borsetta. Spaventata, lei torna a casa.

La mattina dopo Elisabeth si lamenta che Nelly ha sporcato il suo cappotto costoso. Dov’è stata a girovagare? Lene avverte Nelly che non dovrebbe mai uscire da sola di notte. È pericoloso a Berlino. Tutti i tipi di persone sono fuori per la strada. Lene non può proteggerla per sempre. Infatti, presto andrà in Polonia per una settimana o due.

Lene insiste ancora sulla Palestina: Haifa o Tel Aviv? A Tel Aviv c'è un coro ebraico.

"Cosa farei in un coro ebraico?" – chiede Nelly – "Io non sono ebrea".

"Sì, lo sei. Non possiamo restare qui".

Lene si siede accanto a Nelly.

"Johnny ti ha tradito" – le rivela – "Sei stata arrestata il 6 ottobre 1944. Johnny è stato arrestato il 4 ottobre 1944. È stato interrogato e rilasciato subito dopo il tuo arresto. Non è stato messo in prigione. Nessuna punizione. Anzi, gli è stato permesso di suonare di nuovo. Ora vuole i tuoi soldi".

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Il viso di Nelly si illumina. "L'hai visto?"

"Sì. Due mesi fa".

"Hai parlato con lui?"

"Non parlo con i traditori".

È notte. Nelly è tornata sulla strada buia indossando lo stesso cappello e il velo. Ancora una volta, arriva al Phoenix. Questa volta entra.

Il nightclub è pieno di gente che parla tranquillamente. Musica in sottofondo. È la stessa canzone che Lene e Nelly stavano ascoltando a cena: Speak Low. Una folla di uomini sta in piedi di fronte al palco, ascoltando la musica. Nello stile dell’epoca, molti indossano cappelli. Ci sono anche soldati americani. Mentre Nelly entra lentamente, la musica finisce e la gente applaude.

All'improvviso vede Johnny. Sta sgombrando i tavoli, guardandosi intorno. Sembra che anche lui l’abbia vista, o forse sta solo guardando nella sua direzione. Come se lei fosse trasparente. Nelly però sembra eccitata e piena di speranza. Si toglie il cappello e chiama: "Johnny!" Lui alza lo sguardo, si guarda intorno per vedere chi lo ha chiamato, ma di nuovo non si accorge di lei.

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Nelly è devastata. Si mette una mano sulla bocca per soffocare un grido. Se lui non la vede, lei è davvero lì? Corre fuori.

Lascia il nightclub e corre a casa attraverso le strade piene di macerie di edifici bombardati.

A casa, corre nella sua stanza e si ferma davanti al suo armadio. Da vicino, di fronte allo specchio, fissa se stessa.

Qualcuno bussa alla porta. È Lene. Sbircia. "Va tutto bene?"

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Ha portato una pistola. Nelly ne avrà bisogno se uscirà da sola di notte. "A volte basta mostrarla."

Nelly torna al nightclub durante il giorno, quando è chiuso, per trovare Johnny. I dipendenti stanno pulendo e sistemando le cose.

Sul retro trova due donne sedute nel loro camerino che si truccano e si mettono lo smalto per le unghie.

"Sto cercando Johnny".

"Ti ha fatto lui gli occhi neri?" chiede una di loro.

"Lavora qui", risponde semplicemente Nelly.

"Non c'è nessun Johnny qui".

Ma all'improvviso, eccolo, dietro di lei. Sta svuotando un secchio d'acqua nel lavandino.

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Johnny la vede, ma non la riconosce. Suppone che Nelly sia lì per cercare lavoro e le dice con chi parlare.

Lei lo guarda con desiderio, ma per lui lei potrebbe anche non esistere … All'improvviso però Johnny la vede!

Nelly però viene portata fuori dal club prima che i due si possano parlare. Qualcuno l’ha scambiata per una prostituta. Poi però sente una voce dall'oscurità: "Stai cercando lavoro?"

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È Johnny, che le afferra il braccio e la trascina con lui.

Le fa alcune domande: "Hai un appartamento?" "Da sola?" Lei risponde senza parole, con un cenno appena percettibile o scuotendo la testa.

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Lui corre dentro per prendere la giacca, esce e la prende di nuovo per il braccio. "Non ho molto tempo," dice portandola via. "Possiamo fare molti soldi. Sei molto simile a qualcuno."

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"A chi?"

"A mia moglie".

Lei lo guarda inorridita.

Mentre parlano continuano a correre giù per la strada. Lui continua a trascinarla per un braccio.

"Viva, era povera. Morta, è ricca".

"Come? Perché?" chiede lei.

"Lei e tutta la sua famiglia sono stati uccisi".

Arrivano in un palazzo e lui la tira dentro.

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È il suo appartamento, nel seminterrato. È scuro e squallido.

Lui le mostra dove dormirà e poi le dice che non può ottenere l'eredità di sua moglie perché non ci sono prove che sia morta. Nelly fissa suo marito che non sa di essere davanti a lei.

"Forse è ancora viva", dice lei, sotto shock.

"È morta"– risponde lui – "Tu devi interpretare mia moglie. Ti istruirò. Tornerai come sopravvissuta e raccoglierai le sue proprietà. Poi le divideremo".

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"Ma"– aggiunge – "non puoi uscire nelle prossime settimane. Nessuno può vederti".

Lei protesta… "Johnny!"

Lui le dice di non chiamarlo così quando sono soli insieme, solo quando sono in pubblico.

Le chiede il suo nome. Lei pensa per un momento e poi sceglie un nome molto biblico: "Ester".

"Non sono rimaste molte Ester", commenta lui.

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"Ti sembro davvero simile a lei?"

"No, ma lo diventerai", risponde prima di uscire per tornare al lavoro.

È un altro giorno. Johnny sta alla finestra del suo appartamento seminterrato a guardare Nelly che si avvicina lungo la strada illuminata.

Johnny cammina avanti e indietro pensieroso. Nelly bussa alla porta. "È aperto" – dice – “Entra”.

Nelly entra e comincia a scendere le scale nell'appartamento. "Ritorna indietro", le ordina Johnny. Lei lo guarda sorpresa. Lui vuole vedere come entra. "Senza la borsa", la istruisce. Obbediente, Nelly appoggia la borsa sul pavimento e torna fuori dalla porta. Cammina lentamente, delicatamente. Sembra fragile; non è completamente lì. Potrebbe rompersi. O forse solo svanire.

Entra lentamente e inizia a scendere le scale, guardandolo con un timido sorriso sul viso. "Non guardarmi!" La rimprovera lui. Per poco non le fa perdere l’equilibrio con la durezza della sua voce. "Solo entra e scendi le scale". Lui sta cercando di farla entrare come lo farebbe Nelly, sua moglie. Ma lei sembra in preda al panico e confusa dalle sue critiche.

L’uomo aggiunge che sperava che non tornasse. Pensa che l’imbroglio non funzionerà. Allora prende un po' di soldi e una tessera da razione e li mette sul tavolo dicendole di andarsene. Ma lei protesta, devono esercitarsi.

"Non funzionerà" – insiste lui – "Non ce la farai."

"Potremmo almeno provare", lo implora lei.

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Lui la spinge su per le scale per farla andar via, ma lei torna giù. Vuole provare per qualche altro giorno, poi, se non funziona, se ne andrà.

Si siede al tavolo della cucina con il denaro sgualcito e la tessera da razione di fronte a lei. Poi lo guarda: "Per favore", lo supplica sommessamente.

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Lui le apre un cassetto del tavolo e tira fuori della carta e una matita. Poi le dà un pezzo di carta con la scrittura di Nelly. È una lista della spesa che lei deve esercitarsi a imitare. Lui esce.

Nelly si alza e guarda fuori dalla finestra per essere sicura che se ne sia andato.

Poi prende un coltello e cerca di aprire il cassetto chiuso a chiave, ma finisce per rompere il coltello. Allora guarda in giro per l'appartamento. Prende una delle magliette di Johnny e se la mette sopra la faccia, respirandoci attraverso.

Quella notte, Nelly sta dormendo nell'appartamento di Johnny quando lui arriva con una lanterna e la sveglia. "Non avresti dovuto disturbarti" – dice – "Non ci sono soldi nel cassetto".

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Nelly, spaventata, si protegge il viso con le braccia. Afferma di aver finito con la lista della spesa, e che cercava altri esempi della grafia di Nelly con cui esercitarsi. "Fammi vedere", pretende lui. Lei dice che sono sul tavolo.

Johnny guarda la scrittura di Nelly. "Non l'hai copiato?" domanda perplesso.

La fa sedere al tavolo e inizia a dettarle: "Non mi abituerò mai a guidare a sinistra". Lei scrive.

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Poi lui agguanta il suo foglio e lo confronta con una cartolina che Nelly gli aveva mandato prima della guerra.

La fa scrivere ancora: "Sono viva e tornerò presto". Quindi inizia a mettere in atto il suo piano per farle impersonare sua moglie/se stessa in modo che possa ottenere la sua eredità. "Firmato Nelly Lenz". Le mostra un documento con la firma di sua moglie che in realtà è lei.

Lei cerca la sua approvazione, forse anche con speranza. Lui potrebbe ora rendersi conto che è lei. Ma no. "È quasi identico", commenta e la rimanda a letto. Si eserciteranno ancora al mattino. Lei è desolata. Torna lentamente nella sua stanza e chiude la tenda. Lui non la guarda nemmeno.

FINE PARTE I 

ENGLISH TRANSLATION

Here is the link for Parte II of this fotoracconto. Vertigo grammar exercises A & B, about the movie, have been posted at the bottom of it. Subscribe to receive a weekly newsletter with a links to all our new posts.

GLOSSARIO

  • accecante (e/i) – dazzling

  • accontenta (accontentare) – she pleases, satisfies [someone]

  • si accorge (accorgersi) – he notices

  • afferma (affermare) – she claims

  • afferra (afferrare) – he grabs

  • agguanta (agguantare) – he snatches, grabs

  • alla deriva – adrift

  • un'andatura (a/e) – a gait, walk

  • un angolo (o/i) – a corner

  • anzi – actually, on the contrary

  • appassisce (appassire) – it withers, fades

  • l’approvazione (e/i) – the approval

  • l’armadio (o/i) – the armoire

  • assomigliare – to resemble

  • avvolta (avvolgere) – wrapped up (past participle)

  • le bende (a/e) – the bandages

  • beni (e/i) – assets, property

  • la borsa (a/e) – the bag

  • la borsetta (a/e) – the pocketbook

  • bussa (bussare) – she knocks

  • il camerino (o/i) – the dressing room

  • un cancello (o/i) – a gate

  • una cartolina (a/e) – a postcard

  • un cassetto (o/i) – a drawer

  • un cenno (o/i) – a nod

  • cerchi (o/i) – circles

  • che diavolo! – what the hell!

  • colpito (colpire) – stunned (part participle as adjective)

  • comporta (comportare) – it carries

  • conducesse (condurre) – it leads

  • confronta (confrontare) – he compares

  • consistente (e/i) - substantial, sizeable

  • il coperchio (o/i) – the cover

  • una coperta (a/e) – a blanket

  • un coro (o/i) – a chorus

  • la custodia (a/e) del violino – the violin case

  • dà (dare) un'occhiata – she glances at

  • dettarle (dettare) – to dictate to her

  • la durezza – the harshness

  • ebrea (o/a/i/e) – Jewish

  • l’eredità (à = no change for plural) – the inheritance

  • esercitarsi – to practice

  • esita (esitare) – she hesitates

  • una fice la farai (farcela) – you’ll make it, succeed

  • sarmonica (a/e) – an accordion

  • sta fissando (fissare) – she is staring

  • il foglio (io/i) – sheet of paper

  • fuori dall’inquadratura – off-screen

  • geme (gemere) – she whimpers, moans

  • gesso (o/i) – plaster

  • la giacca (a/e) – the jacket

  • i giardini (o/i) – the grounds (of a place)

  • girovagare – to gallivant

  • goffa (o/a/i/e) – awkward

  • la governante (e/i) – the housekeeper

  • la grafia (a/e) – the handwriting

  • si imbattono (imbattersi) – they come upon

  • l’imbroglio (o/i) – the scam

  • un’impiegata (o/a/i/e) – an employee

  • in preda al panico – panic-stricken

  • in rovina – in ruins

  • si inginocchia (inginocchiarsi) – she kneels

  • ingombri (o/a/i/e) (ingombrare) – piled, cluttered (adjective)

  • inorridita (inorridire) – horrified (past participle as adjective)

  • l’inquadratura (a/e) – the frame

  • insanguinate (insanguinare) – bloody (past participle as adjective)

  • insegue (inseguire) – she follows

  • interpretare – to play a role

  • l'intervento (o/i) chirurgico (o/i) – the surgical procedure

  • istruirò (istruire) – I will instruct

  • una lacrima (a/e) – a tear

  • si lamenta (lamentarsi) – she complains

  • la lavagna (a/e) – the chalkboard

  • il lavandino (o/i) – the sink

  • una lente (e/i) d'ingrandimento – a magnifying glass

  • livido (o/a/i/e) – bruise

  • lottando (lottare) – struggling

  • le macerie (ia/ie) – rubble, ruins

  • mettendo in moto (mettere) – starting (a vehicle)

  • mormora (mormorare) – he murmurs

  • ottenere – to obtain, get

  • ovunque – wherever

  • un palazzo (o/i) – an apartment building

  • il palco (co/chi) – the stage (in a theater)

  • una panchina (a/e) – a bench

  • un passaggio (io/i) di frontiera – a border crossing

  • perplesso (o/a/i/e) – perplexed

  • il piano (o/i) – the plan

  • piegata (piegare) a metà – folded in half (past participle)

  • piuttosto – quite, rather

  • il posto (o/i) di blocco (cco/cchi) svizzero-tedesco – the Swiss-German border checkpoint

  • un prato (o/i) – a field

  • prove (a/e) – evidence

  • raccoglierai (raccogliere) – you will pick up, collect

  • si rannicchia (rannicchiarsi) – she cowers, huddles

  • rassicurarla (rassicurare) – to reassure her

  • rilasciato (rilasciare) – released (past participle)

  • rimanda (rimandare) – he sends back

  • rimprovera (rimproverare) – he scolds, reprimands

  • risalgono (risalire) – they get back

  • sbircia (sbirciare) – she peeks

  • sbucciando (sbucciare) – peeling

  • l’ha scambiata (scambiare) – he has mistaken her (for someone else)

  • una scintilla (a/e) – a spark

  • scorge (scorgere) – she spots, catches sight of

  • scuotendo (scuotere) – shaking

  • scruta (scrutare) – he looks closely

  • un secchio (o/i) – a pail

  • il seminterrato (o/i) – the basement

  • il settore (e/i) – the sector

  • sfigurato (sfigurare) – disfigured (past participle as adjective)

  • sgombrando (sgombrare) – clearing, removing

  • sgualcito (sgualcire) – crumpled (past participle as adjective)

  • sistemando (sistemare) – setting up, arranging

  • lo smalto (o/i) per le unghie – the nail polish

  • soffocare – to stifle

  • sommessamente – quietly

  • sottofondo (o/i) – background

  • sparsi (spargere) – scattered (past participle as adjective)

  • siamo spazzati via (spazzare) – we’re swept apart

  • spettrale (e/i) – ghostly

  • spezzato (spezzare) – broken, fragmented (past participle)

  • uno studio (o/i) medico (o/i) – a doctor’s office

  • lo stupro (o/i) – the rape

  • svizzero-tedesco (o/a/i/e) – Swiss-German

  • svuotando (svuotare) – emptying

  • tale (e/i) – such

  • i tasti (o/i) – the (piano) keys

  • una tessera (a/e) da razione – a ration card

  • testo (o/i) – lyrics

  • tira (tirare) – he pulls

  • si tolgono (togliersi) – they are removed

  • una torcia (a/e) – a flashlight

  • l’ha tradita (tradire) – he betrayed her

  • trascina (trascinare) – he drags

  • si truccano (truccarsi) – they put on makeup

  • un vassoio (io/i) – a tray

  • un velo (o/i) – a veil

  • un vicolo (o/i) – an alley

  • volto (o/i) – face