Regia: Mira Nair (2001)
Sta piovendo a Delhi! C'è acqua dappertutto! Ma la vita va avanti.
Un ragazzo scalzo, disteso sulla pancia in strada, si gode la pioggia.
Un autista di risciò a pedali e i suoi passeggeri – molto bagnati – nella vecchia Delhi.
Un venditore ambulante porta fette di cocco su un vassoio sotto la pioggia.
Un ciclista sikh passa in bicicletta sotto il temporale. Notare gli onnipresenti risciò motorizzati di Delhi sullo sfondo.
La tettoia nuziale è in costruzione. Appollaiati in alto, gli uomini di Dubey stanno posizionando pali di bambù, legandoli insieme con una corda.
Hemant e Aditi si incontrano in un ristorante. Quando arriva, lui le dà un bacio sulla guancia. Sedendosi, dice: "Sono contento di aver fatto un po' di esercizio. Finora non ho fatto altro che mangiare e mangiare. Mi dispiace averti svegliato così presto, ma questo è l'unico momento che avremo da soli. Ci sono così tante cerimonie. Per metà del tempo non so nemmeno chi è chi".
"So cosa vuoi dire".
Comincia: "Volevo parlarti di... Voglio sapere cos’hai in testa".
Hemant sta facendo uno sforzo onesto per capire perché la sua futura moglie è così distante.
"Dormire" – risponde lei, evasivamente – "Questo è tutto ciò che ho in testa adesso".
Lui sembra un po' deluso.
"Ieri ti ho vista con la tua famiglia" – dice – "Siete così uniti. A volte mi preoccupo di come sarà per te in America. Potresti sentirti molto sola".
Lei alza le spalle. "Sono sicura di farcela. Sarà davvero bello allontanarsi da questo dannato posto”.
"Perché? Non ti piace Delhi?"
"No, no, amo l'India. Non mi interessa. L'America sarà comunque nuova per me".
Lui le prende la mano, con il suo grande anello di fidanzamento, e dice: "La mia fidanzata ..." Lei la tira via, sbadigliando.
"Mi dispiace" – gli spiega – "Non sono una persona mattiniera".
Lui non risponde.
Disteso sul letto, Lalit è al telefono, si sta organizzando per giocare a golf più tardi nella giornata. Dice che sarà lì "al 100%". Riattacca e urla a sua moglie: "Pimmi? Cosa stai facendo lì dentro?"
"Niente", risponde lei dal bagno.
"So molto bene cosa stai facendo". Si avvicina alla porta chiusa del bagno e la colpisce leggermente. "Vieni fuori".
Lei esce, bigodini tra i capelli, sembra agitata. Entrando lui si lamenta: "Se hai intenzione di fumare, almeno usa un deodorante per ambienti migliore".
"Ero un po' tesa", si difende lei.
Con lo spazzolino da denti in mano, Lalit la aggredisce: "Per cosa sei tesa? Stai andando a fare shopping! Sono io quello che dovrebbe essere teso".
"Lo sto facendo per la nostra cara figlia. Hai visto quanto ci hanno dato? Non possiamo fare brutta figura davanti ai nostri parenti acquisiti".
"Pimmi va di nuovo a fare shopping!" commenta lui sarcasticamente.
"E ti sto dicendo: ci costerà”.
"E allora? Sistemerò i soldi come ho sistemato tutto il resto".
"Hai organizzato tutto il resto?! Chi è stata senza sosta in punta di piedi per giorni? Dimmelo. Bella gratitudine!"
"Siamo molto grati, cara Pimmi" – risponde sarcasticamente Lalit – "Grazie mille per aver lavorato così duramente". Pimmi lascia la stanza con la borsetta, vestita e pronta per andare a fare shopping. Lui le urla dietro: "Togliti almeno i bigodini!"
"Oh, no!" – esclama lei, ricordando che non si è aggiustata i capelli – "Questo matrimonio mi sta facendo impazzire!"
In cucina, Alice sta lavando i piatti. Una piccola ghirlanda di calendule è drappeggiata su una croce di legno sul muro. Esitando per un momento sulla soglia, Dubey entra dalla porta aperta. Lei si gira.
"Oggi sarà una lunga giornata", dice lui, facendo il segno di namaste.
"Posso avere un bicchiere d'acqua?" chiede lui educatamente in hindi. "Ho molta sete".
Alice si volta timidamente a guardarlo. Senza dire una parola, prende un bicchiere e lo immerge nella brocca.
"Qual è il tuo ‘buon nome’?" chiede.*
“Alice”.
"Alice" – ripete – "È un nome inglese".
* Intende il suo nome di battesimo. Questo è in realtà un termine britannico arcaico.
"Di dove sei?" le chiede lui gentilmente.
"Bihar", risponde lei voltandosi per continuare a lavorare al lavandino.
Lui non sa come rispondere, e continua solo a bere rumorosamente e deglutire.
"Come ti chiami?" chiede lei.
Dubey è così sorpreso che l’acqua gli va di traverso
Riflette un momento: ci sono così tanti modi diversi in cui potrebbe rispondere. Decide per il modo formale: "Parabatlal Kanhaiyalal Dubey". Lei gli fa un ampio sorriso in risposta.
Quindi lui si corregge: "Ma l'ho cambiato in P.K. Dubey”.
Alice commenta: "Parabatlal è un bel nome". Continua a lavare, sorridendo tra sé.
Dubey estrae un biglietto da visita dalla sua valigetta e glielo porge.
Asciugandosi le mani bagnate sul bordo del suo sari, lei prende il biglietto e lo legge. "Lavoro nell'organizzazione di eventi", spiega lui, aggiungendo che il biglietto "ha l'indirizzo per inviare posta attraverso il computer". Notevole! Ma Alice potrebbe non capire cosa intende...
"Hmmm" – risponde lei – "E-mail?"
Oh, è una ragazza moderna e istruita, e questo gli fa piacere. "Lo sai? Sì!" risponde lui, sorridendo.
Alice gli porge il biglietto per restituirlo. "Tienilo!" – insiste lui – "Prendine ancora un po'". Fruga nella sua piccola valigetta per trovarne altri.
"Questo bastava", dice lei.
Al rallentatore, lei si volta verso il lavandino. Sentiamo una musica sensuale mentre lei infila il biglietto nella blusa del sari. Lui la osserva in silenzio, con un'espressione soddisfatta. "Dimmi che mi ami", mormora lui, come stordito.
"Cosa?!" Lei si volta per guardarlo.
Lui fa marcia indietro rapidamente: "Hai visto il film ‘Dimmi che mi ami’?"
"Sì", dice lei, delusa, tornando al suo lavoro.
Immobilizzato, lui la fissa, innamorato cotto.
Lei si gira lentamente verso di lui. "Che è successo?"
"Non è successo niente. Devo andarmene". Afferra il bicchiere e lo ingurgita, schizzando acqua.
Prima di andare, lui le offre un ultimo sorriso, che irradia felicità. Lei sorride a sua volta.
Da sola, Alice estrae il biglietto da visita dalla blusa del suo sari e lo esamina con attenzione.
Sotto una tettoia rosso vivissimo, Dubey sta sognando ad occhi aperti e mangiando petali di calendula. Al suo fianco, Tameez-ud-din spunta i gambi dei fiori.
"Dimmi una cosa", dice Dubey in hindi. "Quanti matrimoni ho organizzato finora?" Tameez-ud-din si ferma a pensare, ma Dubey risponde alla sua stessa domanda: "Almeno 150 o 175". Il suo dipendente riprende il lavoro.
"Come mai non sono ancora sposato?" riflette Dubey, sbocconcellando petali. "La mia povera madre è invecchiata dicendo: 'Figlio, trovami una nuora'. Ora ho fatto le mie riflessioni. Metterò fine alla mia vita solitaria da vagabondo. Mi troverò una ragazza per bene e semplice e comincerò una vita da padre di famiglia".
Tameez-ud-din guarda il cielo e sorride tra sé. Anche un secondo impiegato, Yadav, sta ascoltando mentre lavora alle ghirlande.
Dubey continua: "La speranza ora è che la prossima tenda che Dubey monta, abbia Dubey che ci entra come sposo".
I suoi dipendenti esclamano: "Bravo!" Ma lo stanno solo prendendo in giro. "Lo giuro: puro genio", dice Tameez-ud-din.
Il momento è rovinato. "Vi pago forse per stare seduti, cazzo?" – chiede Dubey – "Mettetevi al lavoro".
Da fuori campo, Lalit urla: "Dubey!"
Lalit è in piedi all’interno della tenda del matrimonio, mezza completata. Sulla tela vediamo proiettata l'ombra di un lavoratore, che si trova in alto tra i bambù.
"Merda!" dice Lalit, colpendosi la fronte per la frustrazione.
"Dubey!" chiama di nuovo Lalit.
"Arrivo, signore!" Ma poi Dubey mormora sottovoce: "Nemmeno un minuto di pace".
Sono in piedi sotto lo scheletro di bambù della tenda.
"Questo è troppo" – dice Lalit con rabbia, in hindi – "Una tenda bianca?"
"Sì signore".
"Che c’entra la tenda bianca?"
"È la moda di questi tempi", spiega pazientemente Dubey.
"Saputello" – risponde Lalit – "Una tenda bianca! È un matrimonio o un funerale? Ho solo una figlia”. In realtà, sua figlia Aditi lo ha fatto sembrare un po’ come un funerale.
"Non voglio una tenda bianca. Metti su una tenda colorata. Rosso, giallo, verde, blu".
"Okay, okay", dice Dubey, scuotendo la testa. Rivolgendosi al suo operaio, ordina: "Tira giù questa tenda. Non è desiderata". Per ribadire la sua opinione, aggiunge: "Vuole il vecchio stile".
Per essere sicuro, Lalit ripete, disgustato: "Tirala giù".
"E per l'impermeabilizzazione?" chiede Lalit.
"Non è mai stata discussa", risponde Dubey.
"Cosa intendi?"
"I pavoni hanno smesso di ballare. Non pioverà”, Dubey rassicura il suo cliente.
“Pavoni? Hai fumato erba?”
“Va bene, signore, anticipo”, risponde Dubey. Proprio allora, il tessuto bianco della tenda cade sulla sua testa. Lui lo ignora.
"Anticipo? Per cosa?"
"L'impermeabilizzazione significa più soldi". Fa una pausa, poi prosegue: "Nei paesi stranieri, un accordo è un accordo". Lalit cerca di discutere con lui ma Dubey, essendo un abile uomo d'affari, è preparato. Lui mostra il loro contratto a Lalit. "Vede, tutto in stile straniero. Per iscritto. Il numero di piatti e cucchiai. Ma nessuna impermeabilizzazione. Vuole di più? Paga di più. Un accordo è un accordo".
"Quanto?"
Dubey fa il calcolo col suo orologio da polso, che è anche una calcolatrice, picchiando i numeri con il dito. “$5.000. Due lakh.* Esattamente e approssimativamente".
“Eh? Non sono un indiano non residente".
"Il suo giardino è enorme. Bene, sua figlia è come mia figlia. Anticipo, signore".
*L'equivalente in rupie di $5,000.
Mentre Lalit conta le banconote dal suo portafoglio, Dubey continua: "Oggi lavoriamo. Domani vacanza. Sciopero il giorno dopo. Quindi il nostro matrimonio".
"Questo è tutto ciò che ho ora", si scusa Lalit, consegnandogli i suoi contanti. Dubey inizia a protestare, ma Lalit insiste: "Ti darò il resto dopo!" e si allontana.
"Questo non pagherà nemmeno una corda", borbotta Dubey amaramente.
Nel frattempo, le donne – la sposa, sua madre, le sue zie, le cugine e le nipoti – si trovano nella zona di Karol Bagh, a Delhi, che è soffocata da automobili, negozi e persone. Si affrettano tra la folla per andare a comprare dei sari per il matrimonio.
Appena entrano in un negozio, Aditi annuncia che vuole un ghiacciolo, e se ne va. Il venditore mostra loro diversi sari, e loro li controllano passandosi il tessuto tra le dita.
Il venditore chiede quale sia la sposa, e Pimmi gli dice che è andata a prendere un ghiacciolo.
Aditi ha trovato una cabina telefonica, ma Ria appare fuori, battendo sul vetro. "Cosa stai facendo?" chiede. "Dentro stanno aspettando la tua approvazione".
Ria le dà un bacio e dice gentilmente: "Vieni".
"Non so davvero cosa pensa Hemant, cosa si aspetta da me".
"Allora chiama lui invece di chiamare Vikram" – risponde Ria, con impazienza – "Adesso per favore vai dentro prima che quelle ziette escano e inizino a danzare sulle nostre teste".
Aditi le porge il ghiacciolo e Ria torna al negozio di sari. Il passeggero di un risciò a pedali chiama: "Ehi, vuoi un passaggio, piccola?" Poi tende le labbra verso di lei, chiudendo gli occhi.
Ria gli fa un gesto con il suo ghiacciolo, imperturbata dalle proposte degli incorreggibili uomini di Delhi.
Di ritorno a casa, la brezza solleva bandiere tinte di rosso vivo. Ghirlandato di calendule, Dubey sta ammirando la sua opera e, contento, mastica i fiori.
Dentro, Ayesha e Varun stanno provando una ballo di Bollywood da eseguire alla festa prima del matrimonio. Quando la piccola Aliyah si mette in mezzo, Ayesha le ringhia di sedersi. Sul tavolino accanto ad Aliyah vediamo una fotografia del defunto padre di Ria.
Varun e Ayesha praticano i loro passi di danza.
Mentre stanno provando, appare Rahul. Ayesha dice "Ciao, sexy", e balla verso di lui, avvolgendo la dupatta attorno a lui e tirandolo verso di lei. Miagola: "Allora, ragazzo di Sydney, sei capace di muoverti così?"
Povero Varun: è stato abbandonato. Ayesha ondeggia provocatoriamente, con Rahul prigioniero nella sua dupatta. Ma, all'improvviso, spinge indietro Rahul su una sedia, e lui chiede con noncuranza: "Che succede, ragazzi?"
Ayesha si avvicina a lui ballando ma Varun le afferra la parte posteriore dei jeans e la tira indietro. "Dai, basta".
Quando lei lo ignora, Varun ferma il giradischi con rabbia, dicendo: "Basta interruzioni! Non lo faremo mai correttamente". Si dà uno schiaffo sulla fronte per la frustrazione.
"Cosa c'è, Rahul?" – chiede Ayesha – "Stiamo provando il sangeet.* Cosa vuoi?" Si comporta come se Rahul fosse responsabile dell'interruzione.
*Al sangeet, uno dei tanti eventi che precedono un tradizionale matrimonio punjabi, le invitate alle nozze cantano per la sposa, per istruirla su ciò che verrà. Tradizionalmente gli uomini non partecipano, ma questo sta cambiando!
Dubey e il suo gruppo appendono luci nel giardino.
"Mettetele su per bene", ordina Dubey.
Tameez-ud-din è in cima a una scala, mentre Dubey supervisiona tenendo un piede sul piolo più basso.
Dentro la casa, Alice sta pulendo. Mentre lucida lo specchio della toeletta, qualcosa attira la sua attenzione. È una collana: un filo di perle con pietre preziose incastonate nel ciondolo.
Proprio fuori, Dubey, appollaiato su una scala a pioli, sta rimproverando i suoi dipendenti: "Non c'è ancora un solo fiore a posto!" Poi, attraverso la finestra, nota Alice.
La vede mentre prende la collana e si guarda intorno per assicurarsi che non ci sia nessuno vicino. Dubey la fissa inebetito, la bocca aperta. Si toglie gli occhiali da sole per vedere meglio.
Alice sta provando la collana. Inclina la testa e la indossa. Dubey è sceso dalla scala. Si accuccia fuori dalla finestra, fissando Alice. Ha in mano un mazzo di fiori, ancora fresco dal negozio, avvolto nel cellofan.
Poi, mentre Dubei osserva, Alice prende un bindi* che si applica alla fronte.
*Un bindi è un gioiello o un punto colorato posto al centro della fronte, tra le sopracciglia.
Ora mette una pesante cavigliera d'oro intorno alla caviglia. Dubey è folgorato.
Alice sta in piedi con una mano sul fianco, ammirandosi allo specchio, immaginando di essere una donna ricca. Il momento di fantasia di Alice fa sorridere Dubey.
Notando che qualcosa lo ha distratto, Tameez-ud-din si avvicina a Dubey, appoggiandosi dietro di lui per vedere.
Alice, completamente persa nella sua fantasia, indossa un paio di pesanti orecchini con pietre preziose. Tameez-ud-din mormora qualcosa e se ne va.
Estasiata, Alice si scioglie i capelli, che erano strettamente annodati. Con un sorriso, Dubey aspira il profumo dei fiori, anche se sono ancora avvolti nel cellofan. Il cellofan non è un ostacolo alla loro fragranza, per un uomo così innamorato!
Alice fa una posa civettuola con un dito sul mento. Ormai, Dubey si è arreso completamente.
Lei si copre la bocca con il velo del suo sari e lo morde.
Ma ora Alice torna alla realtà. Si ricorda chi è, e quali sono i suoi doveri. Si toglie il velo, si toglie gli orecchini e li rimette nella scatola rossa con la fodera viola, a cui appartengono. Mentre Dubey la osserva, si toglie anche la collana.
Ma Tameez-ud-din è tornato, e ha portato i suoi colleghi. Si aggrappano alla ringhiera delle scale e guardano nella stanza dove Alice sta mettendo via i gioielli. Ciò che vedono è una cameriera con la mano in una scatola di gioielli.
"Lo sapevo!" esclama Tameez-ud-din, indicando Alice attraverso la finestra. "È una ladra!" Sorpresa, Alice si volta e vede i quattro uomini fuori dalla finestra.
Dubey, non sicuro di quello che sta succedendo, si gira verso Tameez-ud-din, poi guarda di nuovo Alice.
La ragazza, in preda al panico, è con la schiena contro il muro, il bindi ancora sulla fronte, stringendo il rosario che porta sempre al collo.Vediamo gli uomini dal punto di vista di Alice: Dubey è accigliato; gli altri la guardano malevolmente. Un primo piano estremo ci mostra la sua paura.
Vediamo gli uomini dal punto di vista di Alice: Dubey è accigliato; gli altri la guardano malevolmente. Un primo piano estremo ci mostra la sua paura.
Infuriato, Dubey tira Tameez-ud-din giù dalle scale e gli dà un calcio. Poi salta a terra e inizia a colpire con un pugno il suo stupefatto dipendente, urlando "Figlio di puttana!" Il momento intimo che ha condiviso con Alice è stato rovinato. E l'insinuazione che lei possa essere una ladra lo fa arrabbiare.
Dubey tira anche Yadav giù dalla ringhiera, urlando: "Figli di puttana! Non sta rubando! Cazzo di coglioni! "Il suo sguardo arrabbiato potrebbe perforare l’acciaio.
FINE PARTE III
Here is the link for Parte IV of this cineracconto.
GLOSSARIO
l’acciaio – the steel
si accuccia (accucciarsi) – he squats
l’acqua gli va (andare) di traverso – he chokes on the water
si affrettano (affrettarsi) – they hustle
si aggrappano (aggrapparsi) – they hold on [to something]
aggredisce (aggredire) – he snaps
annodati (annodare) – coiled (past participle as adjective)
appendono (appendere) – they hang
appoggiandosi (appoggiarsi) – leaning
appollaiati (appollaiarsi) – perched (past participle as adjective)
si è arreso (arrendersi) – he has surrendered
battendo (battere) – rapping
‘bella gratitudine!’ – ‘some gratitude!’
‘per bene’ – properly, proper
un biglietto (o/i) da visita – a business card
bigodini (o/i) – curlers, rollers (for hair)
la borsetta (a/e) – the purse
la brezza – the breeze
la brocca (cca/cche) – the jug
una cabina (a/e) telefonica (ca/che) – a phone booth
un calcio (io/i) – a kick
una calcolatrice (e/i) – a calculator
una cameriera (e/a/i/e) – a servant
la caviglia (ia/ie) – the ankle
una cavigliera (a/e) – an anklet
cazzo di coglioni (o/a/i/e) – fucking assholes
il cellofan – the cellophane
il ciondolo (o/i) – the pendant
civettuola (o/a/i/e) – coquettish
cocco – coconut
una collana (a/e) – a necklace
i colleghi (ga/ghi/ghe) – the co-workers
colorata (colorare) – colorful (past participle as adjective)
come mai – how come
consegnandogli (consegnare) – handing over
i contanti (e/i) – the cash
cucchiai – spoons
dannato (dannare) – damn (past participle as adjective)
defunto (defungere) – deceased (past participle as adjective)
deglutire – to gulp
disteso (distendere) – sprawled, stretched out (past participle as adjective)
che c’entra? (entrarci) – what’s with?
erba – pot, marijuana
eseguire – to perform
estasiata (estasiare) – entranced (past participle as adjective)
estrae (estrarre) – he takes [something] from, out of
fa (fare) marcia indietro – he backpedals
fare brutta figura – to look bad
figlio (io/i) di puttana – motherfucker, son of a bitch
la fodera (a/e) – the lining
folgorato (folgorare) – transfixed (past participle as adjective)
fruga (frugare) – he rummages
i gambi (o/i) – the stems
gestire – to handle, manage
un ghiacciolo (o/i) – a popsicle
una ghirlanda (a/e) – garland
il giradischi (no change) – the record player
l'impermeabilizzazione – the waterproofing
imperturbata (perturbare) – unfazed (past participle as adjective)
incastonate (incastonare) – embedded (past participle as adjective)
inebetito (inebetire) – stunned, stupefied (past participle as adjective)
infila (infilare) – she tucks in, inserts
ingurgita (ingurgitare) – he slurps
innamorato (innamorare) cotto – completely smitten (past participle as adjective)
non mi interessa (interessare) – I don’t care
lucida (lucidare) – she polishes
mastica (masticare) – he chews
un mazzo (o/i) – a bunch
mettetevi (mettersi) al lavoro – get to work
miagola (miagolare) – she purrs
il nome (e/i) di battesimo – the first name
noncuranza – nonchalance
notevole (e/i) – impressive
le nozze – the marriage, nuptials
una nuora (a/e) – a daughter-in-law
ondeggia (ondeggiare) – she sways
l’opera (a/e) – the handiwork, work (product)
orecchini (o/i) – earrings
l’orologio (io/i) da polso – the wristwatch
padre (e/i) di famiglia – a family man
la pancia (cia/ce) – the belly
i parenti (e/i) acquisiti (acquisire) – the in-laws (past participle as adjective)
un passaggio – a lift
i pavoni (e/i) – the peacocks
perforare – to puncture
una persona (a/e) mattiniera (o/a/i/e) – a morning person
picchiando (picchiare) – pecking out
il piolo (o/i) – the rung
porge (porgere) – he extends, hands [something to someone]
il portafoglio (io/i) – the wallet
in preda al panico – in a panic
le proposte (a/e) – the overtures
sta provando (provare) – she is trying on
stanno provando (provare) – they are practicing
un pugno (o/i) – a punch
riattacca (riattaccare) – he hangs up (the telephone)
ribadire – to emphasize, restate
sta rimproverando (rimproverare) – he is scolding
ringhia (ringhiare) – she barks, growls
riprende (riprendere) – he resumes
risciò (no change) a pedali – cycle rickshaw
saputello (o/i) – smart ass
sbadigliando (sbadigliare) – yawning
sbocconcellando (sbocconcellare) – nibbling
una scala (a/e) – a ladder
scalzo (o/a/i/e) – barefoot
lo scheletro (o/i) – the skeleton
uno schiaffo (o/i) – a smack
schizzando (schizzare) – splashing
si scioglie (sciogliersi) – she lets down, loosens
sciopero (o/i) – strike
la soglia (ia/ie) – the threshold
sta sognando (sognare) ad occhi aperti – he is daydreaming
le sopracciglia (io/ia) – the eyebrows
lo spazzolino (o/i) da denti – the toothbrush
spunta (spuntare) – he snips
stordito (stordire) – dazed (past participle as adjective)
stringendo (stringere) – clutching
di questi tempi – these days
il temporale (e/i) – the storm
tende (tendere) – he extends
il tessuto (o/i) – the fabric
in testa – on (one’s) mind
la tettoia (oia/oie) – the wedding canopy
tira (tirare) giù – get [something] down
la toeletta (a/e) – the vanity
tra sé – to herself
uniti (unire) – close (in a relationship) (past participle as adjective)
la valigetta (a/e) – the small case
un venditore (e/i) ambulante (e/i) – a street vendor
il vetro (o/i) – the glass