Regia: Mario Monicelli (1960)
Dopo aver pagato il taxi, Umberto si unisce a Gioia nella sala da ballo, prendendo la sua posizione accanto alla terza colonna. Un intero lato della colonna è coperto da uno specchio.
"Vai a cercare un tavolo, Umberto", dice lei.
"Tortorella, pensa quello che vuoi ma io non posso muovermi da qua!"
"Qua dove?"
"Da qua, dalla colonna".
"Sei scemo?"
"Sarò scemo ma non posso muovermi da qua".
"Stai a sentire, Umberto, vai a cercare un tavolo". Vediamo la sua espressione incredula allo specchio. "Quando viene la tua amica, ti alzi e la vai a chiamare, che ci vuole?"
"No!" – insiste lui – "Non posso. L’appuntamento è qui".
"Mica possiamo stare qui tutta la sera come due pupazzi, no?"
Sconfitto, inizia la sua ricerca del tavolo.
In quel momento, Gioia e Lello sembrano incrociare gli sguardi. Vediamo lui allo specchio in una composizione perfettamente realizzata che accosta il gomito piegato di lei al suo riflesso.
Gioia si fa aria in modo provocante con la sua pelliccia. Si gira verso lo specchio, chiudendo gli occhi in una sorta di fantasia romantica. Quando li apre – Lello è svanito!
Lello riappare sul lato della colonna, elegante nel suo papillon. Lei sta guardando nella direzione opposta, sembrando sorpresa e disorientata. Alcuni ciuffi si sono già staccati dalla sua pettinatura immacolata.
Mentre una voce annuncia una lotteria con i numeri dei biglietti d'ingresso, Lello nota qualcosa in lontananza. Cammina verso di essa, con calma intensità.
Umberto ritorna. “È arrivato qualcuno per me?”
“No, manco posta è arrivata. Però è arrivato qualcuno per me”.
La sua ricerca di un tavolo è fallita: "È tutto occupato".
"Vuoi vedere che se mi muovo io lo trovo?" A guardare Gioia, fiera e sicura di sé, sembra una scommessa abbastanza facile.
"Allora trovalo tu!"
“Ascolta, se mi vuoi scaricare non c’è bisogno che la faccia tanto lunga, sai? Io di cavalieri ne trovo così". Gioia raggruppa le dita della mano sinistra nel gesto italiano di “in abbondanza” e gli lancia uno sguardo truce. “Anzi, l’ho già trovato. C’è uno che mi punta da più di mezz’ora". Quindi è questo che stava distraendo Gioia prima, fuori dalla sala da ballo. "È più giovane e pure bello! Cafone!” Se ne va infuriata.
Mentre iniziano i preparativi per la lotteria, Umberto si mette a suo agio: si appoggia contro la colonna, le braccia incrociate, gli occhi chiusi. All'improvviso un piccolo oggetto lo colpisce nel petto. L’ha gettato Lello: è in piedi dietro un gruppo con cappelli da festa ridicoli.
Lello indica verso il basso la donna che indossa il cappello più grande – una specie di sombrero da cartone animato – e la macchina da presa zooma su una spilla di diamanti sul suo vestito. Quando la donna si alza, Lello fa segno a Umberto di unirsi a lui.
Mentre Umberto si fa largo tra la folla, Lello segue la donna. Intanto inizia la lotteria. Vediamo la ruota che contiene i biglietti.
Nella folla di spettatori, la donna con il cappello dà le spalle alla macchina da presa. Lello è vicino, sorride vagamente. Quando lei si gira, la spilla è sparita! Umberto si mette una mano sulla bocca aperta, sbalordito.
Lello fa di nuovo un gesto con la testa verso Umberto, il cui compito è quello di raccogliere la spilla e imboscarla nella cassetta dell'acqua. Dall'altra parte della stanza, Umberto annuisce, con un'espressione di esausta accettazione.
Il presentatore annuncia il numero vincente: "Sessantuno!"
Tra la folla, Gioia urla: “Eccolo qua! Umberto, abbiamo il sessantuno!” La vediamo saltare su e giù, tenendo in alto il biglietto vincente.
Lello è congelato per l’incredulità. Guarda la macchina da presa, con la grande folla alle sue spalle.
Gioia afferra Umberto e lo trascina sul palco. Si gira a guardare la folla, felice. Quindi, con Umberto al suo fianco, si avvicina al presentatore (Gianni Bonagura), stempiato e con gli occhiali. Lui annuncia: "I fortunati vincitori del premio sono niente popò di meno che i signori...?"
Gioia dà i loro nomi: "Umberto Pennazzuto e Gioia Fabbricotti".
"Commercianti?"
"No, attori", risponde Gioia, a testa alta, splendente nella sua pelliccia bianca. Umberto guarda adorante.
Di lato, Lello si sta mordendo il pugno. Ha ancora la spilla di diamanti. E infatti ha quella condizione nervosa. Questa serata non sta andando come aveva pianificato.
“Attori?!” – esclama il presentatore – “Oooh-la-la! Ma come mai non lo abbiamo capito subito? Allora siete ospiti d'onore! Attori di cinema o teatro?"
"Cinema, teatro, operette, varietà", gli assicura Umberto. Possono fare qualsiasi cosa!
Il presentatore insiste che recitino. Con gli occhi spalancati, Lello si mette una mano sulla testa incredulo. Sta davvero succedendo tutto questo??
"Va bene!" – dice Gioia, le braccia tese verso il pubblico – "Grazie! Grazie!"
Il presentatore li annuncia formalmente, sbagliando il nome di Umberto. A Umberto non sembra importare. Ma annuncia Gioia come “signora” e lei si assicura di correggerlo: “signorina”.
Mentre Gioia e Umberto discutono su cosa eseguire, la macchina da presa ritorna dalla donna col sombrero. Lello è ancora vicino, si gratta la testa per la frustrazione.
Mentre Umberto indossa un cappello divertente, facendo delle smorfie, Gioia si prepara a cantare, con uno sguardo di severa concentrazione. Proprio mentre la band inizia a suonare, la nostra amica col sombrero getta la testa molto indietro e ride, battendosi le mani sul petto. Improvvisamente, la sua espressione cambia in shock e orrore.
“La mia spilla! Oh, dio, dov'è la mia spilla?!” Lei scuote l'uomo accanto a lei.
Gioia e Umberto hanno iniziato a cantare. Ma con tutto il trambusto, Umberto ferma la band.
La donna sta combattendo con tutti intorno a lei, spingendoli e sparando accuse. Nel frattempo, Lello si è fatto da parte per mettere la spilla in una fioriera.
Qualcuno la trova lì e la passa alla donna. "Signora, eccola qui!”
Quindi, lo spettacolo può continuare!
"Signore e signori, un po' di silenzio, per favore!" chiede Gioia.
La folla continua a borbottare. “Siamo artisti, sapete! Non è gentile!” Da dietro i cantanti, la macchina da presa ci mostra il pubblico. A sinistra, Lello, ancora dietro la donna del sombrero, sta fissando Umberto, chiedendosi come la serata gli sia sfuggita di mano.
Gioia si rivolge alla band: "Prego, Maestro!"
Quando la musica inizia, Gioia fa uno shimmy, facendo muovere i lustrini sul suo vestito. Umberto, con la faccia da clown impassibile, solleva un dito, come se stesse testando l'aria.
In questo film comico, gli interpreti – e i loro gesti e movimenti – sono mostrati principalmente in campi medi e lunghi, ma qui abbiamo un raro primo piano di Gioia e le sue espressioni appassionate mentre canta, accanto a un impassibile Umberto.
Mentre Gioia canta, Umberto passa da una parte all’altra dietro di lei. È una canzone molto sciocca, apparentemente una canzone che hanno già interpretato insieme in passato, e il pubblico è subito rapito e divertito.
Geppina, ragazza di fumo,
Ha la testa con il naso un po’ all’insù
Il suo amore si chiama "Nessuno"
E va a spasso per l’aria in tutù.
Geppina di notte fa il sole.
E il giorno, lo tinge di blu.
Lello si trova davanti a loro, con le braccia incrociate, completamente disgustato.
Con le mani lungo i fianchi, Umberto fa muovere il cappello insieme alle sopracciglia. Poi prende parte alla canzone e cantano insieme:
Geppina, più vive
e più muore,
La vedi…
e non c'è più!
Geppina, Gepi, la tua voce
Geppina, Gepi, la tua luce
Sei tanto strana, ma tu mi piaci!
Mi piaci, mi piaci tanto così!
Umberto gioca strabuzzando gli occhi. Il pubblico ride fragorosamente della combinazione tra la passione di Gioia e le buffonate folli di Umberto.
La canzone volge al termine:
Voglio te,
Solo te, solo te, solo te!
Il pubblico applaude. Beh, tutti tranne uno: Lello, proprio di fronte, sembra davvero molto serio.
Il pubblico esulta ancora e ancora. Anche i musicisti sembrano impressionati.
Gioia è elettrizzata: non si aspettava questo tipo di adulazione alla vigilia di Capodanno. Umberto è tornato alla sua espressione impassibile, che usa sul palco in contrasto con le sue smorfie folli.
In prima fila, anche Lello applaude! No, sta solo usando un falso gesto di applauso per attirare l'attenzione di Umberto. Alla fine, notandolo, Umberto mormora: "Oh, Dio, lui è qui!"
Gioia si rivolge al presentatore e accetta una bottiglia di champagne mentre lui le dice: "Ecco a lei con tanti auguri e tanti complimenti da parte nostra".
Nel frattempo, mentre le spalle di lei sono girate, Umberto scende dal palco e Lello lo conduce via.
Lei chiede al presentatore: "Visto che lei è tanto gentile, non potrebbe farci dare un tavolo?"
"Provvediamo subito!" Chiama un cameriere: "Un tavolo ai signori e si metta al loro servizio – mi raccomando: trattamento di favore!"
Anche se il pubblico ha smesso di battere le mani, Gioia allarga le braccia e saluta come una diva, facendo un inchino. Non le dispiacerebbe un altro po' di ammirazione. "Grazie! Grazie a tutti!" dice lei, scatenando un altro applauso.
Di nuovo alla colonna specchiata, Lello sta stringendo il braccio di Umberto con fermezza. "Mi fai male!" protesta Umberto. Vediamo la sua espressione implorante nel riflesso e il cappello sciocco ancora in testa.
“Ma quale ‘male’! Se non fai come ti dico, ti faccio male veramente!" Lello rimprovera Umberto come se fosse un bambino, agitandogli un dito contro. Con gli occhi bassi, la faccia di Umberto mostra un misto di sottomissione e rimprovero. "Ma non potevo lasciare la signora sola, scusa!" – protesta lui – "Intanto è un’illustre collega!"
Lello scuote minacciosamente il pugno. "Fai quello che sai: vai a metterlo nella casetta dell'acqua".
"Sì, signore. Ma che cosa?"
Afferrando Umberto per il bavero e avvicinandosi, sibila: "Quello che ti ho messo nel frac!"
Umberto trova l'oggetto – un portasigarette – proprio dove Lello lo ha depositato, nella sua tasca segreta. Stupito, si copre la bocca con la mano, emettendo un lieve gemito. Lello se n'è già andato.
Gioia arriva correndo, ha ancora in mano la bottiglia di champagne. Afferra il braccio di Umberto. Sorpreso, lui lascia cadere il portasigarette, che scivola sul pavimento. Un uomo si china a raccoglierlo.
"Oh Dio!" dice Umberto.
"Ma che ti è successo?" chiede Gioia. Allo specchio, vediamo il suo sguardo di preoccupazione e perplessità. Per tutta la sera è stata consapevole che Umberto non è se stesso.
"Quello che mi è successo lo so io. Tanto un giorno o l’altro lo saprai anche tu".
Umberto cerca di convincerla ad andarsene. "Sei pazzo?" – gli chiede lei – "Ora abbiamo un tavolo!"
"Dammi retta: andiamo via!" Il suo terrore è reale, ma la sua espressione è comica.
"Senti Uberto, non fare il cafone e non rovinarmi la serata! Sta arrivando il cameriere, va bene?"
Il cameriere si avvicina a loro, si inchina leggermente e chiede: "Loro cenano?"
"No!" risponde Umberto.
"Sì!" dice Gioia, praticamente nello stesso momento.
"Noi ceniamo, sì!" insiste Gioia.
Il cameriere solleva il blocco per prendere il loro ordine. "10.000 lire".
"Prego?!" chiede incredulo Umberto. Allo specchio, lo sguardo di delizia innocente di Gioia è scomparso.
"5.000 a coperto, tutto alla carta".
"Non era un invito? Non era..." Goia è delusa. "Scusi un momento".
Il cameriere indietreggia.
"Non hai queste 10.000?" chiede a Umberto.
"No. Ho pagato il taxi".
“Che morto di fame sei. Mi hai rovinato la serata. Disgraziato!"
Richiama il cameriere. "Scusi tanto, ma il signore mi ha ricordato proprio adesso che noi avevamo un invito e ce ne eravamo completamente dimenticati".
"Sa com'è", dice Umberto, inarcando le sopracciglia. Ha lo sguardo soddisfatto di un bambino che è appena scampato a qualcosa.
"Sarà per un'altra volta" – dice Gioia – "Per favore, sia così gentile da ringraziare gli organizzatori e – pazienza!"
Con un piccolo inchino, il cameriere se ne va.
Nel momento in cui il cameriere se n'è andato, i loro sorrisi svaniscono.
Gioia è furiosa. “Che brutta figura mi hai fatto fare! Togliti quel cappello!” Si allunga per afferrarlo e lo getta a terra con rabbia.
"Andiamo!" dice lei allegramente e rumorosamente. Poi gli prende il braccio e si dirigono verso l'uscita. Sorridono per la folla, che applaude di nuovo mentre se ne vanno. Ma una persona non sta applaudendo: Lello, accendendosi una sigaretta, è sorpreso di vedere il suo assistente che se ne va prima ancora che il lavoro della loro notte sia iniziato.
Getta la sigaretta sul pavimento e si precipita al guardaroba. "L'impermeabile".
Quando l'assistente chiede il suo biglietto, è così arrabbiato con Umberto che le urla contro, poveretta. Sembra abbastanza impazzito.
Tornati fuori sul marciapiede bagnato, Umberto e Gioia camminano e bisticciano. Gioia chiede: “Nemmeno l’ultimo dell’anno hai diecimila schifosissime lire?” Alza una mano, il suo guanto nero sembra essere un rimprovero per lui. "Ora dimmi come passiamo la mezzanotte io e te soli per strada. Dimmi".
“Quindi secondo te la mancanza di fondi è una colpa? Dovresti incolpare la società, non me!”
"La società dell’accalappiacani che non ti ha ancora portato via!"
"Dai" – dice lui – "Facciamo la pace. Ti offro una bella pizza!”
Poi chiede con una piccola risata: "I soldi ce li hai?"
"Che hai detto?!" Hanno smesso di camminare.
"I soldi ce li hai?"
“Senti, Umberto. Io devo dirti una cosa". Abbassa la testa, come se stesse per caricarlo. “Che mi sono proprio stufata. Sono vent'anni che ti pago pizze, maritozzi,* cappuccini...!"
Mentre stanno per ripartire, Gioia dà un'occhiata alla finestra di un ristorante. In basso, vede la sua amica Mimì con il gruppo che ha mancato alla fontana!
“Umberto! Colombini! Guarda chi c'è! A matti!” Li saluta allegramente in dialetto romano. Loro guardano verso la finestra e salutano di rimando.
*Un tipo di dolce.
"Dai Umberto!" – esclama, sorridendo e incitandolo. "Lo finiamo bene l’anno!"
FINE PARTE III
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GLOSSARIO
accosta (accostare) – it matches
l’accalappiacani (no change) – the dogcatchers
ancora – even
il bavero (o/i) – the lapel
bisticciano (bisticciare) – they bicker
il blocco (co/chi) – the pad (of paper)
borbottare – to chatter
le buffonate (a/e) – the antics
cafone (e/a/i/e) – oaf
campi (o/i) medi (io/i) – medium shots (cinematic term: shots from a middle distance, normally from the waist up, that include some surroundings)
caricarlo (caricare) – to charge at him, attack him
cartone (e/i) animato (o/i) – cartoon
cavalieri (e/i) – escorts, gentlemen
si china (chinarsi) – he bows
ciuffi (o/i) – strands, locks of hair
una colpa (a/e) – a sin, fault
elettrizzata (elettrizzare) – thrilled (past participle as adjective)
esausta (o/a/i/e) – weary
si fa (farsi) aria – she fans
si fa (farsi) largo – he makes his way
facendo (fare) delle smorfie (ia/ie) – making faces
facendo (fare) un inchino (o/i) – bowing
fai (fare) male – you hurt [someone]
fai (fare) quello che sai (sapere)! – do as you’re told!
fallita (fallire) – unsuccessful (past participle as adjective)
una fioriera (a/e) – a planter
folli (e/i) - zany
fragorosamente – uproariously
un gemito (o/i) – a moan
il gomito (o/i) – the elbow
si gratta (grattarsi) – he scratches
il guardaroba (no change) – the coat check
illustre (e/i) – distinguished
imboscarla (imboscare) – to stash it
l'impermeabile (e/i) – the raincoat
un inchino (o/i) – a bow
incitandolo (incitare) – urging him on
indica (indicare) – he points
indietreggia (indietreggiare) – he backs up
intanto – meanwhile, first of all (different usage in this installment)
lancia (lanciare) uno sguardo (o/i) truce (e/i) – she glares
i lustrini (o/i) – the spangles
minacciosamente – threateningly
il naso (o/i) un po’ all’insù – a turned up nose
niente popò di meno che – none other than
il palco (co/chi) – the stage
il papillon (no change) – the bow tie
un portasigarette (no change) – a cigarette case
prende (prendere) parte – he chimes in, joins in
un primo (o/i) piano (o/i) – a close-up
provvediamo (provvedere) – we arrange
punta (puntare) – he stares
mi raccomando (raccomandarsi) – please, I suggest
rapito (rapire) – rapt (past participle as adjective)
la ruota (a/e) – the wheel
sbalordito (sbalordire) – astounded (past participle as adjective)
è scampato (scampare) – he got away with [something]
scaricare – to dump
scatenando (scatenare) – triggering, causing
scemo (o/a/i/e) – stupid
schifosissime (o/a/i/e) – damn
sciocca (co/ca/chi/che) – silly
scivola (scivolare) – it slides
una scommessa (a/e) facile (e/i) – a safe bet
sconfitto (sconfiggere) – defeated (past participle as adjective)
sia sfuggita (sfuggire) di mano – it got away from him
sibila (sibilare) – he hisses
spalancati (spalancare) – wide open (past participle as adjective)
sparando (sparare) – spilling out, shooting her mouth off
a spasso - around
una spilla (a/e) – a brooch
staccati (staccare) – loose, detached (past participle as adjective)
strabuzzando (strabuzzare) – opening wide
stufata (stufare) – fed up (past participle as adjective)
tanto – anyway
il trambusto (o/i) – the commotion
trascina (trascinare) – she drags
truce (e/i) – menacing, threatening
volge (volgere) al termine – it comes to a close
che ci vuole (volerci) – what it takes, that’s it