Regia: Vittorio De Sica (1960)
È sera. Gli uomini giocano a carte; le donne lavorano a maglia e all'uncinetto. Scherzano su come sarebbe fare l'amore con Mussolini. Una dice: "A me mette soggezione". “Non si può far l’amore con uno così, ti gela!” Cesira conclude: "Basta spegnere la luce!" e tutte le donne ridono. Rosetta chiede di cosa stiano ridendo e loro rispondono: "Niente, parliamo di politica". E ridono ancora.
Proprio in quel momento Michele entra con due uomini. Dice al gruppo che sono soldati inglesi sbarcati da un sottomarino per una missione.
“Noi che c’entriamo?”
“Possiamo nasconderli per un po’ di giorni”.
“Noi abbiamo dei doveri anche verso la famiglia”.
“Se arrivano qui i tedeschi, portano tutti in Germania”.
“Bisogna pensare ai bambini”.
"Andiamo, signori", dice Michele ai soldati.
Rosetta interviene: "Gli diamo noi una pagnotta?"
Cesira le risponde: "Senti questa scema. La notte si sveglia per la fame e ancora pensa a dare le pagnotte come i bruscolini!” Ma poi consegna un pezzo di pane a sua figlia per gli uomini e lascia che possano avere un pasto a casa sua. Ma insiste che devono andarsene subito dopo aver mangiato.
"Brava" – risponde Michele – "sapevo che eri una persona per bene".
Il gruppo è seduto attorno al tavolo di Cesira. Lei apre una bottiglia di vino, dicendo: "Questo deve essere buono, me l’ha dato una brava persona". Fanno un brindisi alla vittoria e ad un nuovo mondo. Cesira suggerisce un brindisi a Giovanni, che ha fornito il vino. Michele sembra deluso; forse è un po' innamorato di lei.
Michele dice ai soldati che i loro eserciti sono sbarcati troppo a sud. Se fossero arrivati più a nord, avrebbero bombardato meno città. Tante creature come Rosetta non sarebbero morte.
Cesira dice a Michele di chiedere se lei e Rosetta dovranno restare lì durante l’inverno, ma lui risponde che gli inglesi ne sanno meno degli italiani.
I soldati si alzano per andarsene.
"Dove dormiranno?" chiede Cesira.
Uno degli inglesi risponde: "In montagna, signora, ora siamo forti".
Michele dice che ci sono le grotte per tutta la costa.
Michele esce prima per assicurarsi che la via sia libera.
Accaldata, Cesira esce e trova Michele che sta dando indicazioni agli uomini. Si siede a parlare con lui. Il giovane vuole sapere chi è Giovanni, e se lei gli vuole bene. Lei risponde: "Perché? Non gli posso volere bene? Una vedova non può più volere bene?" Ma poi ammette che Giovanni ha una moglie e due figli.
È giorno. Gli abitanti del villaggio stanno camminando verso un casolare, alcuni portano delle sedie. All'interno Cesira siede accanto al fuoco preparando dell'erba per la cena. Gli altri sono seduti a semicerchio. Riconosciamo molti di loro dall'altra sera. Michele si lamenta che i topi non rispettino niente: hanno rosicchiato la sua bibbia. Sua madre, che è seduta con il gruppo, gli chiede di leggere una storia, quello che vuole. Proprio mentre sta per iniziare, arrivano altre persone, tutti parlano della mancanza di cibo. Lui aspetta un po' con impazienza.
Sua madre gli chiede ancora di leggere la storia. Ma proprio mentre sta per iniziare, arrivano altre persone. Lui aspetta.
Alla fine si accomodano e Michele legge loro dalla Bibbia della resurrezione di Lazzaro.
Ma viene di nuovo interrotto! Questa volta è un uomo con la posta. Gli chiedono se abbia comprato l’olio. No, era troppo costoso. C'è una lettera per Cesira! Michele continua con la sua storia mentre Cesira legge la sua lettera.
All'improvviso la donna esclama: “Qualcuno ha cercato di rubare a casa mia a Roma, ma Giovanni li ha sistemati!” Dice che Giovanni è meglio di un fratello. Bacia la lettera. Questo è troppo per Michele che si precipita fuori.
Cesira lo insegue e lui le dichiara il suo amore. Lei chiede come possa pensare a queste cose con i guai che hanno.
Lui dice che sa che lei ha qualcun altro nel suo cuore, ma Cesira dice di no: solo sua figlia. Intanto inizia a piovere. Lei si copre la testa e corre a casa.
Quella notte, a letto, Cesira informa sua figlia che ha deciso di tornare a casa. Crede che non bombarderanno più Roma e, al contrario, i bombardamenti si avvicinano sempre più al luogo in cui si trovano. Infatti, mentre parla, sentiamo gli aerei e il rumore delle bombe che cadono.
Cesira pensa che Rosetta sia diventata troppo magra. Ha bisogno di tornare a Roma dove hanno molto da mangiare.
Rosetta chiede perché Michele non venga più.
“Chi lo sa?” risponde Cesira.
Rosetta dice che a Michele piace Cesira. Lei capisce bene perché: sua madre è così bella. Aggiunge: “Michele è il più buono di tutti.”
Ma Cesira risponde: "Oggi la bontà è inutile". E comunque, secondo lei Michele “è un sovversivo, uno di buon cuore che non ha molta voglia di lavorare”.
Ma alla fine deve ammettere che anche a lei piace.
I contadini stanno lavorando nel campo. Michele si avvicina furtivamente a Rosetta e le dà una pagnotta. Le sussurra di nasconderla; non vuole che suo padre veda.
Del tempo è passato. È primavera. Cesira è fuori a camminare. Michele corre e la raggiunge. Lei prende un fiore e lo fa volteggiare mentre camminano e parlano.
"Ti credevo via" – gli dice – "Non ti sei fatto più vedere".
“Presto andrò via”.
“Dove?”
“Giù. Vengo con te a Fondi".
"Non ti conviene. I tedeschi ti spareranno. È troppo rischioso”.
"Ho un amico che ha del cibo. Anche a te può succedere qualcosa”.
“Tu non mi conosci. Prima che un tedesco mi tocchi…” e lei gli mostra il coltello che porta con sé.
Ma lui continua a camminare con lei.
Incontrano un disertore russo che dice loro che la via è sicura. Questi sono gli ultimi giorni per i tedeschi, e anche per lui, e poi se ne va.
Proprio in quel momento una jeep tedesca arriva ruggendo. Cesira e Michele corrono a nascondersi appena in tempo.
Mentre camminano, incontrano una donna dall'aspetto strano. Cesira le chiede: “Dove posso trovare dello zucchero, un po’ di farina, scatolette, miele? Insomma, tutto quello che si può trovare”.
La donna risponde: "Se te lo dico, non dirai ai tedeschi dove nascondo le provviste?"
“Te lo giuro”.
Cesira e Michele ascoltano, inorriditi, mentre la donna racconta la sua storia. “Io ho detto ai tedeschi che non avevo niente. Allora loro…” Quindi imita il rumore delle mitragliatrici. I tedeschi hanno ucciso il suo bambino.
Lei ha del latte, ma nessun bambino. Si afferra il seno. “Se volete vi do questo latte. Non mi serve più, a chi lo do?”
La donna cammina senza meta, chiamando: "Chi lo vuole? Chi vuole il latte?" Sentendo i soldati tedeschi, Cesira e Michele scappano.
Arrivano alla casa del nonno di Michele. Suo nonno arriva alla porta con un tovagliolo infilato nel colletto. A quanto pare questa casa non manca di cibo. Michele presenta Cesira come una sua amica sfollata. L’uomo la accoglie.
Nella sala da pranzo li presenta come vecchi amici all'ufficiale nazista che è seduto lì. L'ufficiale comanda la contraerea. La bisnonna di Michele è entusiasta di vederlo e gli dà un grande abbraccio. Poi va a preparare il caffè e Cesira va in cucina per aiutarla.
C'è molto cibo in quella cucina! Con il permesso della bisnonna, Cesira prende tutto ciò su cui riesce a mettere le mani, infilandosi in bocca tutto quello che può e impacchettando il resto.
La nonna chiede a Cesira di macinare il caffè. Con il macinino in mano Cesira sta sulla soglia e ascolta il nonno di Michele, che è stato costretto a cantare per l'ufficiale.
Michele inizia una discussione, dice che i tedeschi hanno la guerra nel sangue.
L’ufficiale afferma che gli uomini hanno bisogno dell'esperienza della guerra per diventare tali. Poi si lamenta: “Perché dobbiamo sprecare soldati preziosi sul fronte italiano?”
“Non è vero, eravate battuti in partenza”.
“Lei e i suoi connazionali dovete capire che quando si sbaglia bisogna pagare! E pagheranno anche i vostri figli, pagheranno lacrime amare”.
Questo è troppo per Cesira. “Che c’entrano i figli?!” chiede infuriata.
Improvvisamente, una sirena avverte di un bombardamento. L'ufficiale nazista scappa e i membri della famiglia si rifugiano sul retro della casa.
Ma Cesira corre in cucina e carica tutto il cibo che può in un cestino. Michele le va dietro.
Insieme corrono fuori e si tuffano al riparo mentre gli aerei iniziano a sparare contro di loro dall'alto. Michele ha la mano sulla schiena di Cesira per proteggerla. I proiettili colpiscono gli alberi.
Quando il cielo è calmo, Michele accarezza delicatamente un lembo del vestito di Cesira, poi inizia a baciarlo. Lei si gira e lo tira via. "Che fai?"
Lui la bacia appassionatamente mentre la sirena suona. Riemergendo dal rifugio, i nonni di Michele vedono la coppia. Si guardano tra di loro e passano oltre. Capendo cosa è a rischio, Cesira si mette seduta e dice: “Se ci vedesse Rosetta, faremmo proprio una bella figura”.
Michele la aiuta a raccogliere la farina che si è rovesciata quando si erano tuffati a terra.
De Sica ha riempito questa storia di sottili riferimenti all'innocenza di Rosetta, ma anche di segnali che mostrano che la ragazzina sta crescendo. Qui Cesira commenta che adesso Rosetta è troppo grande per le trecce. La pettinerà in un modo diverso. Rosetta risponde che le piacerebbe avere i capelli proprio come sua madre. Cesira nota anche che Rosetta è cresciuta di due dita da quando sono arrivate in campagna.
Michele scende da loro portando un sacco. È venuto a dire addio: va sulle montagne. Cesira gli dice di stare attento e chiede perché ci stia andando, lui risponde che va a fare qualcosa di buono.
Rosetta chiede se verrà a Roma, lui ride e risponde: “Chi lo sa?” Ma promette di mandarle dei libri.
Il loro addio è interrotto da un contadino che urla: “Venite a vedere i tedeschi nei pagliai! Scappano!” La notizia fa emozionare Cesira: “Mi sa che tra due o tre giorni andremo via anche noi!”
I contadini corrono tutti a vedere i tedeschi che giacciono affamati e sfiniti nel fieno.
Sedendosi, uno dei tedeschi ordina ai contadini di dar loro del cibo. Ma Cesira protesta: “Non ne abbiamo, è finito tutto”.
L’uomo allora prende una pistola e la punta sui contadini riuniti: "Fate presto!" Cesira manda Rosetta a prendere del pane.
Quindi il soldato dice che ha bisogno di qualcuno che vada con loro e gli mostri la strada più corta per raggiungere la prossima valle.
Il primo uomo scelto rifiuta terrorizzato. “Non sono originario di questo posto e non conosco la strada”, spiega per difendersi. “Non conosco niente!” aggiunge.
Sua moglie concorda: “Niente”.
Il secondo uomo scelto dal soldato risponde: “Tutti vi possono dire che io sono di Ceprano, è lontano. Siamo sfollati”.
Il tedesco chiede quindi dell’acqua. Una donna con in braccio un bambino corre a prenderla.
Intanto Rosetta torna con una pagnotta e la mette per terra ai piedi del soldato. Offeso da questo gesto, l’uomo pretende che gliela consegni in mano. Sia Cesira che Michele corrono a raccogliere il pane.
Il soldato prende il pane e va a condividerlo con i suoi compagni. Nel frattempo la donna è tornata con l'acqua, in una grande brocca in equilibrio sulla sua testa, proprio come Cesira aveva insegnato a sua figlia all'inizio di questo viaggio.
Il tedesco sceglie quindi Michele come guida.
La madre di Michele prende freneticamente il braccio del ragazzo, implorando: “È mio figlio! È mio figlio!”
Suo padre corre e afferra l'altro braccio di Michele: “Lui non conosce le montagne. Legge, scrive, studia!”
Ma al tedesco non interessa. Puntando la pistola, dice a Michele:“Se non ti muovi ti sparo”.
La madre si sposta di lato, ma il padre dice: “Prendete me! Io conosco le montagne. Vi accompagno io dall’altra parte”. Dice a sua moglie: “Ci vado io, Maria”.
Ma il tedesco rifiuta: “Tu sei troppo vecchio, deve venire lui. È suo dovere”.
Allontanandosi dal villaggio coi soldati, Michele ha accettato il suo destino. Saluta dolcemente dicendo: “Non vi preoccupate. Prima di stanotte torno. Arrivederci mamma. Arrivederci a tutti”.
La madre di Michele piange per l'angoscia: "Michelino! Figlio mio!" Suo padre gli corre dietro, ma due paesani lo trattengono. Anche Cesira lo chiama.
Ma quando il tedesco spara un colpo con la pistola, tutti rimangono immobilizzati in silenzio.
Si nota un interessante contrasto. Questo soldato, nell’altra mano, ha ancora il pane che gli è stato dato dai contadini. Mentre spara sta ancora masticando il loro pane.
Insieme a loro osserviamo Michele che cammina oltre i mucchi di paglia verso le montagne.
FINE PARTE II
Click here for Parte III of this fotoracconto on La ciociara. A Vertigo grammar exercise about the movie is posted at the bottom of it.
Listen to me – Judy Cohen – and James Hancock talk about La ciociara on his Wrong Reel podcast in July 2018. I talk about the use of motifs in the film – bread, hair-combing, the scarves – about the Marocchinate and more.
GLOSSARIO
accaldata (accaldare) – overheated (past participle as adjective)
accoglie (accogliere) – he welcomes
si accomodano (accomodarsi) – they settle in, get comfortable
affamati (affamare) – starving (past participle as adjective)
afferma (affermare) – he claims
si afferra (afferrarsi) – she clutches
amare (o/a/i/e) – bitter
l’angoscia (a/e) – the anguish
annuncia (annunciare) – she informs, announces
avverte (avvertire) – it warns, advises
battuti (battere) – beaten, defeated (past participle)
una bella (a/e) figura (a/e)– “a pretty picture”
la bisnonna (a/e) – the great grandmother
un brindisi (no change) – a toast
i bruscolini (o/i) – the pumpkin seeds
carica (caricare) – she loads
un casolare (e/i) – a cottage
un cestino (o/i) – a basket
colpiscono (colpire) – they hit
connazionali (e/i) – countrymen
consegna (consegnare) – she hands over
la contraerea (a/e) – the anti-aircraft
conviene (convenire) – it’s a good idea/useful
costretto (costringere) – forced (past participle)
dall'aspetto strano – strange-looking
una discussione (e/i) – an argument
dita (o/a) – inches
che c’entriamo (entrarci)? – what does it have to do with us?
equilibrio (io/i) – balanced
il fieno – the hay
freneticamente – frantically
giacciono (giacere) – they lie
giuro (giurare) – I swear (something is true)
i guai (uaio/uai) – the woes, troubles
impacchettando (impacchettare) – packing
in partenza – from the start
infilato (infilare) – tucked in, inserted, stuffed (past participle as adjective)
inorriditi (inorridire) – horrified (past participle as adjective)
intanto – in the meantime
Lazzaro – Lazarus
un lembo (o/i) – a piece of fabric
macinare – to grind
il macinino (o/i) – the grinder
a maglia – knitting
meta (a/e) – goal
le mitragliatrici (e/i) – the machine guns
i mucchi (io/i) – the piles
oltre – past
i pagliai (io/i) – the haystacks
una pagnotta (a/e) – a loaf of bread
un pasto (o/i) – a meal
pretende (pretendere) – he demands
i proiettili (e/i) – the bullets
le provviste (a/e) – food supplies
riaffiorando (riaffiorare) – emerging
ha riempito (riempire) – he filled
al riparo – to safety, a safe place
hanno rosicchiato (rosicchiare) – they chewed
si è rovesciata (rovesciarsi) – it spilled
ruggendo (ruggire) – roaring
sbarcati (sbarcare) – disembarked (past participle)
scappano (scappare) – they run away
scema (o/a/i/e) – stupid girl
il seno (o/i) – the breast
sfiniti (sfinire) – exhausted (past participle as adjective)
sfollata (sfollare) – displaced (past participle as adjective)
sia … che – both … and
ha sistemati (sistemare) – he took care of, taught a lesson
soggezione – intimidation, unease
la soglia (a/e) – the doorway
un sottomarino (o/i) – a submarine
sprecare – to waste
sussurra (sussurrare) – she whispers
tali – like this
i topi (o/i) – the mice
un tovagliolo (o/i) – a napkin
trattengono (trattenere) – they restrain
le trecce (ia/e) – the braids
si tuffano (tuffarsi) – they dive
l'uncinetto – the crocheting
una vedova (a/e) – a widow
veglia (vegliare) – she watches over
si è versata (versarsi) – it spilled
fa (fare) volteggiare – she twirls